Fondi ordinari per il reddito di cittadinanza

Il M5S ha presentato a livello parlamentare una proposta di legge sul reddito di cittadinanza“. Nel Comune di Roma si sta lavorando per attivarlo con fondi ordinari.

Il Governo ha varato il reddito di inclusione, ma i Comuni devono trovarsi risorse proprie per attivare i servizi.

A Roma nel frattempo nel bilancio di previsione 2017-2019 di Roma Capitale per l’anno 2017 sono stati destinati 22 milioni di euro per trasferimenti a sostegno delle famiglie: di cui in capo al dipartimento politiche sociali 7 milioni di euro mentre i restanti 15 milioni di euro (di cui 9 milioni di euro sono fondi ordinari di Roma Capitale) sono stati assegnati ai municipi per assistere, con contributo economico sottoforma di sostegno di risorse finanziarie, le famiglie che rispettavano determinati requisiti. Il dipartimento politiche sociali quindi gestisce in autonomia 7 milioni di euro di fondi vincolati ovvero fondi che derivano da altri enti pubblici (Ministeri, Regione per progetti specifici ecc. uno di questo è ad esempio il SIA di competenza ministeriale) che se non vengono accertati in tempo nel corso dell’anno, in quanto non resi tempestivamente disponibili da vari enti finanziatori, non è possibile procedere al relativo impegno. Ad esempio ad agosto 2017 sono stati impegnati dal dipartimento politiche sociali per sostegno alle famiglie soltanto 540 mila euro dei 7 milioni di euro previsti.

Rendere Roma Capitale autonoma nella gestione delle fragilità è una priorità assoluta.

Oltre al sostegno al reddito il Dipartimento politiche sociali nel 2017 su 27 milioni di euro stanziati per politiche abitative elargisce anche un contributo economico all’affitto di 24 milioni di euro per l’assistenza alloggiativa di cui soltanto il 15% è stato impegnato ad agosto 2017 la differenza è di competenza dei municipi (sostegno alla locazione). Il municipio V ne ha impegnato soltanto il 60% rispetto a tutti gli altri municipi.

Il Dipartimento politiche abitative ha in gestione inoltre altri fondi di sostegno alle famiglie, di cui due tipologie diverse di sostegno economico:

Nella tabella 1 sono evidenziati i principali dati di spesa del bilancio di Roma Capitale presenti in BI EXPLORE, attuale e impegnato, del contributo economico per l’assistenza alloggiativa e i trasferimenti economici a sostegno delle famiglie.

Tavola 1 – Attuale e Impegno di spesa per centro di responsabilità del contributo economico per assistenza alloggiativa, fitti e trasferimenti di sostegno al reddito delle famiglie. Anno 2017

Fonte: Comune di Roma BI Roma dati estratti su SAP il 7 agosto 2017 salvo errori e omissioni, Ragioneria Generale, l’anno 2017 rappresenta l’importo della spesa impegnata fino ad agosto 2017

Tutte queste risorse evidenziate rappresentano fondi ordinari per quasi 58 milioni di euro (9 milioni di euro di fondi ordinari stanziati ai municipi per trasferimenti a sostegno delle famiglie, 14,7 milioni di euro di fondi ordinari per assistenza alloggiativa, 14,3 milioni di euro di fondi ordinari per assistenza alloggiativa nei residence, 19,9 milioni di euro di fondi ordinari per fitti e spese accessorie di beni immobili[2] (di cui 15,9 milioni di euro già impegnati) cioè tutti fondi provenienti dal bilancio di Roma Capitale cioè finanziato direttamente dai cittadini romani.

Parte di questi fondi ordinari evidenziati nella tabella precedente sono assegnati in base a due vecchie deliberazioni del Consiglio Comunale:

  1. n. 163 del 6/7 agosto del 1998 che regola il sostegno economico al nucleo familiare per il superamento dell’emergenza abitativa (sostegno all’affitto gestito tutto dai Municipi).
  2. n. 154 del 29 luglio 1997 che regola invece il sostegno economico al nucleo familiare e alla singola persona prevedendo anche progetti di intervento globale ad opera del municipio di appartenenza.

Queste due delibere sono molto importanti per fini sociali ma molto obsolete per garantire un sostegno economico a chi ne ha effettivamente bisogno. In una commissione patrimonio è emersa la necessità di prevedere un contributo per le persone piuttosto che essere vincolati ad un bene immobile.

Il reddito di cittadinanza è l’insieme delle misure volte al sostegno del reddito per tutti i soggetti residenti nel territorio comunale di Roma Capitale che hanno un reddito inferiore alla soglia di rischio di povertà (necessario è pianificare una «struttura informativa centralizzata con il SIA»: la rete informativa utilizzata attualmente per la condivisione e l’aggiornamento di un archivio informatico destinato alla raccolta e alla gestione dei dati necessari per i procedimenti di controllo); può essere un ottimo strumento sostitutivo di sostegno al reddito rispetto  alle delibere citate e contribuisce alla ridistribuzione della ricchezza (in attuazione dei principi fondamentali di cui agli articoli 2, 3, 4, 29, 30, 31, 32, 33, 34 e 38 della Costituzione nonché dei principi di cui all’articolo 34 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea) nonché è stato costruito nell’ottica di aiutare le persone fragili in pericolo di emarginazione nella società e nel mondo del lavoro.

Il reddito di cittadinanza a Roma deve essere finalizzato a contrastare la povertà, la diseguaglianza e l’esclusione sociale nonché a favorire la promozione delle condizioni che rendono effettivo il diritto al lavoro e alla formazione, attraverso politiche volte al sostegno economico e all’inserimento sociale di tutti i soggetti in pericolo di marginalità, in particolare nella società romana.

Con il superamento delle due delibere e con l’introduzione del reddito di cittadinanza si possono destinare al reddito di cittadinanza 58 milioni di euro di fondi ordinari stanziati nel bilancio di previsione del Comune di Roma  più precisamente con 780 euro procapite per circa 74 mila soggetti residenti a Roma (si potrebbe coprire ad esempio una percentuale stimata del 100% dei disoccupati romani censiti dall’Istat nel 2011).

Il Comune di Roma finanzia inoltre con fondi ordinari anche le rette per minori dati in affido presso istituti, comunità, alloggio in case famiglia. L’importo stanziato dal Dipartimento politiche sociali nel 2017 è stato di più di 21 milioni di euro di fondi ordinari di cui più di 19 milioni già impegnati, mentre 18 milioni di euro di fondi ordinari sono gestiti direttamente dai municipi della capitale. Anche queste risorse in un ottica di reddito di cittadinanza si potrebbero far confluire alla famiglia del minore o al tutore del minore se dato in affido o chi ne fa le veci. I municipi nell’ambito dell’azione intervento per minori, con propri fondi ordinari, finanziano 500 mila euro per i contributi a famiglie per minori dati in affido con decreto AA. GG.

Nell’ambito dei progetti sociali (vittime di tratta, prostituzione, progetti per disabili, donne singole con minori ecc.), sempre con fondi ordinari, si finanziano interventi alle categorie di disagio sociale 1.200.000 di euro, altri 507 mila euro per interventi a favore di minori e infine 1.400.000 di euro per protezione sociale. Per l’emergenza sociale e interventi sociali a favore dei senza fissa dimora il Comune finanzia con propri fondi ordinari più di 6 milioni di euro e per i servizi agli immigrati 5 milioni di euro. Infine altri 6 milioni di euro di fondi ordinari per servizi in favore di nomadi ed immigrati.

Che aggiungere, una mole di quattrini al sociale senza soluzioni adeguate e strutturali.

In una commissione trasparenza municipale l’assessore alle politiche sociali del M5S ha denunciato irregolarità sulla delibera 154:

1) l’eccessiva sintesi delle relazioni di stato di disagio sociale;
2) l’assenza di progettualità idonea a giustificare il contributo pur avendolo erogato;
3) la scarsità di documentazione comprovante le condizioni socio-patrimoniali del richiedente;
4) contributo erogato anche al fine di provvedere a sanare situazioni di irregolarità amministrativa (contratti di affitto in nero);
5) prassi consolidata da anni di come viene erogato il contributo senza verificare l’effettivo disagio sociale;
6) il contributo erogato senza progettualità e senza esiti di soluzioni della situazione di disagio sociale del richiedente;

in definitiva una elevata percentuale di utenti può essere definita “storica” in quanto già conosciuta dai servizi sociali e la generale situazione di opacità delle forme di erogazione rende la delibera 154 del Sindaco Rutelli inefficace ad aiutare le persone fragili in pericolo di emarginazione sociale.

In commissione politiche sociali si sottolinea le opportunità date dalle nuove misure di sostegno al reddito adottate dal Governo Nazionale come il sostegno all’inclusione attiva (SIA) per fronteggiare la povertà e sostenere l’inclusione sociale finanziato con fondi statali. Il problema ad oggi di questo strumento è la tempestività delle risorse rese disponibili in ritardo rispetto alle esigenze dell’ente che li gestisce. Inoltre il Sostegno all’inclusione attiva, così come concepito, è un aiuto precario (massimo dodici mesi e fino ad esaurimento delle risorse), quando occorrerebbe invece un intervento strutturale che il Comune di Roma si può permettere con i propri fondi ordinari.

Anche il reddito di inclusione nazionale è uno strumento a tempo, si finanziano 18 mesi poi 6 mesi di pausa e poi altri 18 mesi. Le risorse sono scarse, e soltanto su richiesta del cittadino si può accedere al supporto economico.

In 10 anni (vedi tavola 2 e 3), dal 2008 al 2017, sono stati impegnati ovvero spesi dal Comune di Roma 174 milioni di euro per sostegno alle famiglie e 480 milioni di euro per finanziare il diritto alla casa. Ma con quali risultati? Bisognerebbe approfondire chi ha percepito fino ad oggi tutte queste risorse economiche e se ne avevano effettivamente bisogno.

Tavola 2 – Impegni di spesa per la descrizione finanziaria armonizzata trasferimenti a sostegno delle famiglie. Anni 2008 – 2017*

Fonte: Comune di Roma BI Roma dati estratti su SAP il 7 agosto 2017 salvo errori e omissioni, Ragioneria Generale, l’anno 2017 rappresenta l’importo della spesa impegnata fino ad agosto 2017, rappresentando il 58% della spesa attuale prevista (22.573.496,5).

 

Tavola 3 – Impegni di spesa per la descrizione finanziaria armonizzata contributo economico per assistenza alloggiativa per il diritto all’abitare. Anni 2008 – 2017*

Fonte: Comune di Roma BI Roma dati estratti su SAP il 7 agosto 2017 salvo errori e omissioni, Ragioneria Generale, l’anno 2017 rappresenta l’importo della spesa impegnata fino ad agosto 2017, rappresentando il 41% della spesa attuale prevista (61.578.650,74).

Monica Montella
Consigliera Assemblea Capitolina di Roma Capitale
COMMISSIONE I – vice presidente Vicario – COMMISSIONE PERMANENTE I Bilancio – Politiche economiche, finanziarie
COMMISSIONE CONTROLLO GARANZIA E TRASPARENZA – Vice Presidente Vicario

Note:

[1] A questo link è possibile capire la mole di lavoro che gli uffici devono espletare per erogare il contributo all’affitto ogni anno. Se poi ci soffermiamo sui CAAT che per 1500 beneficiari il Comune ha stanziato 23 milioni di euro, il reddito di cittadinanza diventa una priorità. I CAAT sono stati chiusi con la delibera 359/2015 e viene inserito il buono casa con la delibera di giunta 150/2014. Nel febbraio 2017 è stata modificata la programmazione per la chiusura dei Centri di Assistenza Abitativa Temporanea – C.A.A.T. per l’anno 2017 (la d.G.C. n. 368/2013, la d.G.C. n.150/2014, la d.G.C. n.4/2016 e la d.G.C. n. 13/17 che prevedono la progressiva dismissione dei Centri di Assistenza Alloggiativa Temporanea).
[2] In una commissione patrimonio del 7 ottobre 2016 il Dott. Nardi dichiara che 11 milioni di euro sono stati risparmiati quindi potranno essere recuperati in quanto un bando di gara ERP è andato deserto! Per non parlare dei problemi che si affrontano per gestire 47.000 immobili.
[3] La commissione congiunta patrimonio/politiche sociali ha trattato il tema del contributo all’affitto dove è emersa l’esigenza di sapere i fondi stanziati per ogni municipio.

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http://www.monicamontella.it/

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