Ormai anche la politica di bilancio è svolta su autorizzazione della Commissione Europea. Questa però deve essere utilizzata al meglio per raggiungere obiettivi più ambiziosi:
- per la crescita del PIL
- per la riduzione degli squilibri territoriali e settoriali
- per la redistribuzione del reddito
- per l’equilibrio dei conti con l’estero
- per interventi specifici e mirati su spese ed entrate pubbliche.
Esempi pratici di risparmio di risorse che si potrebbero utilizzare per raggiungere obiettivi concreti:
- No agli F35 con 53 miliardi di euro di risparmio.
- Ridimensionare le province (o gli enti locali).
- Tagliare i finanziamenti pubblici ai partiti e ai giornali.
- Eliminare ogni grande opera inutile come ad esempio la Tav in Val di Susa.
- Riportare gli stipendi e i benefit di ogni carica pubblica a prima della riforma della legge bassanini, che ha introdotto l’atto bilaterale di natura privatistica, facendo lievitare in maniera consistente gli stipendi della dirigenza della PA a parità di incarichi e competenze richieste. Il compenso di un manager pubblico non deve superare lo stipendio del Presidente della Repubblica.
- Riqualificare anche gli edifici pubblici: 1/1 2014 “Edifici a Energia Quasi Zero”.
- Investimento mirato in settori chiave come l’istruzione, la sanità, l’ambiente, il turismo/cultura, energia sostenibile, se li rendiamo efficienti e “smart” il risparmio è garantito.
- Per aumentare la produttività della forza lavoro della PA dobbiamo riallocare le competenze dando priorità alle preferenze del personale. Una riorganizzazione della PA la rende più efficiente e meno costosa. Ascoltiamo i suggerimenti dei lavoratori della PA.
- Cultura=creatività=turismo: puntiamo su i giovani e la loro creatività perché possono innovare il vecchio sistema con il turismo 2.0. Puntiamo sulla trasversalità di questi settori. Utilizziamo i fondi europei per questi obiettivi.
- Taglio degli affitti pubblici, niente immobili in locazione per lo Stato recuperiamo subito quelli in proprietà non utilizzati, basta con il continuo spreco di risorse pubbliche per pagare canoni d’affitto.
- Dal conto patrimoniale della Pubblica Amministrazione, realizzato tra il 2003 e il 2005 dal Dipartimento del Tesoro, è possibile evincere le potenzialità del patromonio pubblico. In particolare si può fare riferimento al “patrimonio fruttifero”, al quale appartengono beni che potenzialmente possono produrre reddito e che sono sostanzialmente crediti pubblici, partecipazioni in aziende, immobili e concessioni. I circa 700 miliardi di patrimonio fruttifero della Pubblica amministrazione rendono, a valori 2005, lo 0,9 per cento, a fronte di un rendimento potenziale del 5,7 per cento. Esistono dunque ampi margini per aumentare la redditività del patrimonio fruttifero.
- Il patrimonio pubblico è diviso in moltissime amministrazioni, circa 9 mila, tra cui 22 amministrazioni centrali dello Stato, 20 regioni, 110 province, 8 mila comuni, 20 ASL, università, enti previdenziali, ed altri enti pubblici di vario genere. La proprietà non è dunque in mano ad un unico soggetto, o a pochi soggetti, e questo evidentemente rende il processo più complesso. Mentre il debito è quasi completamente concentrato a livello centrale, la gran parte del patrimonio – circa il 70 per cento – è in mano agli enti territoriali locali. Bisogna intervenire a livello parlamentare: o per ridistribuire il debito pubblico tra gli enti territoriali o, al contrario, concentrando la proprietà del patrimonio in un unico soggetto pubblico.
- Il patrimonio è molto parcellizzato; i grandi comuni hanno circa 35 miliardi di
euro di immobili, i comuni medi 10 miliardi e i piccoli comuni detengono i restanti
182 miliardi. - Nel 2012 le società degli Enti locali ammontavano a 5 mila società partecipate dirette e 3 mila controllate. Recuperiamo questo spreco di risorse pubbliche. Il numero delle partecipazioni di terzo livello è di più di 100 mila, di cui circa la metà sono società che operano nei servizi pubblici locali. Si tratta di società nate in questi ultimi 10-15 anni per svolgere ogni tipo di attività e, molto spesso, per dare posti di lavoro e incarichi “fittizi”. I soli consigli di amministrazione di queste società costano circa 2,5 miliardi di euro.
- Il valore degli immobili disponibili degli Enti locali è di circa 40-50 miliardi di euro. Si tratta di cifre considerevoli, e il momento è certamente propizio poiché gli Enti locali – con il Patto di Stabilità Interna sono fortemente incentivati a riordinare il proprio patrimonio vendendo o rendendo produttivi gli immobili che non utilizzano.
- Con una gestione più produttiva del demanio marittimo, demanio acque interne, demanio minerario si potrebbero ottenere risorse fino a tre o quattro volte quelle attuali. Le concessioni potrebbero essere messe a gara, come stabilito dalla direttiva Bolkenstein. Ad esempio per le concessioni del demanio balneare, si stima una evasione di circa il 50%, che riguarda circa 22 mila stabilimenti.
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