Le risorse per raggiungere obiettivi concreti

Ormai anche la politica di bilancio è svolta su autorizzazione della Commissione Europea. Questa però deve essere utilizzata al meglio per raggiungere obiettivi più ambiziosi:

  • per la crescita del PIL
  • per la riduzione degli squilibri territoriali e settoriali
  • per la redistribuzione del reddito
  • per l’equilibrio dei conti con l’estero
  • per  interventi specifici e mirati su spese ed entrate pubbliche.

Esempi pratici di risparmio di risorse che si potrebbero utilizzare per raggiungere obiettivi concreti:

  1. No agli F35 con 53 miliardi di euro di risparmio.
  2. Ridimensionare le province (o gli enti locali).
  3. Tagliare i finanziamenti pubblici ai partiti e ai giornali.
  4. Eliminare ogni grande opera inutile come ad esempio la Tav in Val di Susa.
  5. Riportare gli stipendi e i benefit di ogni carica pubblica a prima della riforma della legge bassanini, che ha introdotto l’atto bilaterale di natura privatistica, facendo lievitare in maniera consistente gli stipendi della dirigenza della PA a parità di incarichi e competenze richieste. Il compenso di un manager pubblico non deve superare lo stipendio del Presidente della Repubblica.
  6. Riqualificare anche gli edifici pubblici: 1/1 2014 “Edifici a Energia Quasi Zero”.
  7. Investimento mirato in settori chiave come l’istruzione, la sanità, l’ambiente, il turismo/cultura, energia sostenibile, se li rendiamo efficienti e “smartil risparmio è garantito.
  8. Per aumentare la produttività della forza lavoro della PA dobbiamo riallocare le competenze dando priorità  alle preferenze del personale. Una riorganizzazione della PA la rende più efficiente e meno costosa. Ascoltiamo i suggerimenti dei lavoratori della PA.
  9. Cultura=creatività=turismo: puntiamo su i giovani e la loro creatività perché possono innovare il vecchio sistema con il turismo 2.0. Puntiamo sulla trasversalità di questi settori. Utilizziamo i fondi europei per questi obiettivi.
  10. Taglio degli affitti pubblici, niente immobili in locazione per lo Stato recuperiamo subito quelli in proprietà non utilizzati, basta con il continuo spreco di risorse pubbliche per pagare canoni d’affitto.
  11. Dal conto patrimoniale della Pubblica Amministrazione, realizzato tra il 2003 e il 2005 dal Dipartimento del Tesoro, è possibile evincere le potenzialità del patromonio pubblico. In particolare si può fare riferimento al “patrimonio fruttifero”, al quale appartengono beni che potenzialmente possono produrre reddito e che sono sostanzialmente crediti pubblici, partecipazioni in aziende, immobili e concessioni. I circa 700 miliardi di patrimonio fruttifero della Pubblica amministrazione rendono, a valori 2005, lo 0,9 per cento, a fronte di un rendimento potenziale del 5,7 per cento. Esistono dunque ampi margini per aumentare la redditività del patrimonio fruttifero.
  12. Il patrimonio pubblico è diviso in moltissime amministrazioni, circa 9 mila, tra cui 22 amministrazioni centrali dello Stato, 20 regioni, 110 province, 8 mila comuni, 20 ASL, università, enti previdenziali, ed altri enti pubblici di vario genere. La proprietà non è dunque in mano ad un unico soggetto, o a pochi soggetti, e questo evidentemente rende il processo più complesso. Mentre il debito è quasi completamente concentrato a livello centrale, la gran parte del patrimonio – circa il 70 per cento – è in mano agli enti territoriali locali. Bisogna intervenire a livello parlamentare: o per ridistribuire il debito pubblico tra gli enti territoriali o, al contrario, concentrando la proprietà del patrimonio in un unico soggetto pubblico.
  13. Il patrimonio è molto parcellizzato; i grandi comuni hanno circa 35 miliardi di
    euro di immobili, i comuni medi 10 miliardi e i piccoli comuni detengono i restanti
    182 miliardi.
  14. Nel 2012 le società degli Enti locali ammontavano a 5 mila società partecipate dirette e 3 mila controllate. Recuperiamo questo spreco di risorse pubbliche. Il numero delle partecipazioni di terzo livello è di più di 100 mila, di cui circa la metà sono società che operano nei servizi pubblici locali. Si tratta di società nate in questi ultimi 10-15 anni per svolgere ogni tipo di attività e, molto spesso, per dare posti di lavoro e incarichi “fittizi”. I soli consigli di amministrazione di queste società costano circa 2,5 miliardi di euro.
  15. Il valore degli immobili disponibili degli Enti locali è di circa 40-50 miliardi di euro. Si tratta di cifre considerevoli, e il momento è certamente propizio poiché gli Enti locali – con il Patto di Stabilità Interna sono fortemente incentivati a riordinare il proprio patrimonio vendendo o rendendo produttivi gli immobili che non utilizzano.
  16. Con una gestione più produttiva del demanio marittimo, demanio acque interne, demanio minerario si potrebbero ottenere risorse fino a tre o quattro volte quelle attuali. Le concessioni potrebbero essere messe a gara, come stabilito dalla direttiva Bolkenstein. Ad esempio per le concessioni del demanio balneare, si stima una evasione di circa il 50%, che riguarda circa 22 mila stabilimenti.

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