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La crisi economica ha provocato una caduta della produzione ma per invertire la rotta bisogna puntare su settori in cui i tanti giovani di talento si sentono rappresentati. I maker costituiscono un movimento culturale contemporaneo, che rappresenta un’estensione su base tecnologica del tradizionale mondo del fai da te. In molti oggi non esitano a definire questo fenomeno come una nuova “rivoluzione industriale”.”Da qualche anno una piccola rivoluzione industriale è in atto in settori che vanno dall’aerospazio all’oreficeria e non solo per creare prodotti unici, ma in generale per innovare i processi di disegno, prototipazione e riparazione. In un prossimo futuro i pezzi di ricambio industriali non si spediranno ma si faranno stampare direttamente al cliente fornendogli le specifiche software”.Tra gli interessi tipici dei maker vi sono realizzazioni di tipo ingegneristico, come apparecchiature elettroniche, realizzazioni robotiche, dispositivi per la stampa 3D, e l’uso di apparecchiature a controllo numerico, ma anche attività più convenzionali, come lavorazione del metallo, del legno e dell’artigianato tradizionale.
In Italia abbiamo makersitaly che rappresenta il primo passo nel portare Maker Faire nel nostro paese e vede come suoi promotori il co-fondatore del progetto Arduino e un noto giornalista e divulgatore scientifico sui temi dell’Innovazione e promotore del Digitale in Italia.
Ma chi sono questi maker? Sono creativi tecnologici e digitali, innovatori fai-da-te, hobbisti avanzati, start-up con un’idea nel cassetto… rappresentano i grandi protagonisti del nostro futuro. Come possiamo aiutarli?
Con l’uso efficiente dei fondi UE bisogna attuare un’ampia strategia di investimento conforme alle priorità di Europa 2020 ma che sia coerente con i programmi nazionali di riforma. Tra le priorità c’è la crescita intelligente (sviluppare un’economia basata su conoscenza e innovazione) le cui iniziative legate all’agenda digitale europea; all’unione dell’innovazione; e all’Youth on the move.
Premesso che buona parte dei fondi strutturali dell’Unione Europea sono gestiti a livello nazionale o regionale e i progetti sono selezionati dalle competenti autorità (oltre il 76% del bilancio dell’Unione è gestito dalle autorità nazionali e regionali).
La Commissione Europea gestisce solo il 22% sotto forma di sovvenzioni del bilancio UE. Le domande possono essere presentate direttamente alla Commissione europea o all’agenzia esecutiva che gestisce il programma.
Il 19 luglio 2013 è stata trasmessa al Parlamento Europeo la lista dei programmi MFF 2014-2020.
La Commissione Europea ha recentemente presentato il position paper sulla preparazione dell’Accordo di Partenariato e dei Programmi in ITALIA per il periodo 2014-2020. Anche il contratto di partenariato contiene le modalità per garantire l’allineamento con la strategia Ue 2020 (analisi disparità, sintesi Vexa PO, sintesi risultati attesi) + elenco PO con rispettive dotazioni annuali, prevede un approccio integrato a sviluppo territoriale (modalità applicazione artt. su sviluppo locale partecipativo, elenco Città partecipanti a “piattaforma per sviluppo urbano”, …).
Gli obiettivi nel regolamento generale sui fondi europei sono gli investimenti, occupazione e la Cooperazione territoriale per le tre tipologie di regioni: Regioni “sviluppate” (PIL > 95% media Ue); Regioni “in transizione” ( 75% < PIL < 95%); Regioni “meno sviluppate” (PIL < 75% media Ue). Il regolamento rafforza l’approccio strategico della concentrazione tematica agendo con “flessibilità” nei territori diversi in quanto hanno esigenze diverse.
Il principio dell’integrazione è sostenuto a più livelli… a livello di PO (programmi operativi): possibilità per gli Stati di definire e attuare PO multifondo (FESR, FSE, FC); a livello di sviluppo locale: strategie integrate e multisettoriali di sviluppo locale; investimenti integrati da parte di piccole comunità (Autorità locali, ONG, parti sociali); gruppi di azione locale responsabili della definizione e attuazione delle strategie; a livello di investimenti: investimenti territoriali integrati; richiede una strategia di sviluppo urbano o altre strategie o patti territoriali.
I PO sono presentati unitamente al Contratto di Partenariato (CP). Devono essere accompagnati da una valutazione ex ante. Definire una strategia relativa al contributo del PO al conseguimento obiettivi EU2020 (in coerenza con QSC e CP), le modalità per garantire l’attuazione efficace, efficiente e coordinata dei Fondi del QSC e le azioni volte a ridurre gli oneri amministrativi a carico dei beneficiari. Definire le priorità, stabilendo gli obiettivi specifici, le dotazioni finanziarie del sostegno dei Fondi del QSC e il corrispondente cofinanziamento nazionale. Stabilire indicatori per ciascuna priorità/asse che permettano di valutare i progressi nell’esecuzione del PO verso il conseguimento degli obiettivi: – indicatori finanziari relativi alla spesa assegnata – indicatori di realizzazione relativi agli interventi finanziati – indicatori di risultato relativi alla priorità.
Sappiamo che gli obiettivi di Europa 2020 per l’ITALIA sono ambiziosi: tasso di occupazione= 67/69% della popolazione tra 20 e 64 anni; spesa per ricerca = 1,53% del PIL; istruzione terziaria o equivalente= 26/27% della popolazione tra 30 e 34 anni; abbandoni scolastici = 15/16%; efficienza energetica = +13,4%; energie rinnovabili = 17% del consumo energetico; emissioni di gas serra = -13%; povertà = 2,2 milioni in meno.
Nell’ambito delle due priorità quali la crescita intelligente ed inclusiva, si è data maggiore enfasi alla competitività per la crescita e l’occupazione che ha avuto un incremento di risorse di 34 miliardi di euro. Nella tavola 1 è evidenziata la struttura del finanziamento UE sulla competitività per la crescita e l’occupazione. In totale sono stati stanziati più di 125 milioni di euro (prezzi 2011) che rappresentano il 13% del totale stanziamenti.
Tavola 1 – Quadro finanziario pluriennale (UE-28)
Fonte: REGOLAMENTO DEL CONSIGLIO che stabilisce il quadro finanziario pluriennale per il periodo 2014-2020.
Nel contempo è stata prevista una nuova iniziativa concernente la disoccupazione giovanile con una dotazione di 6 miliardi di euro, la metà dei quali sarà finanziata attraverso il Fondo sociale europeo (di cui 1,7 utilizzabili nel 2014 e 1,3 miliardi nel 2015 attraverso il progetto “youth employment initiative“) e l’altra metà grazie a una nuova linea di bilancio non ancora rintracciabile.
Per tutti i programmi, i singoli Stati designano un’autorità di gestione (a livello nazionale, regionale o ad altri livelli) che ha il compito di informare i potenziali beneficiari, selezionare progetti e monitorare la realizzazione in generale.
Per i giovani cittadini abbiamo a disposizione la rete Eurodesk (numerosi sportelli in tutta Italia). I Punti Locali offrono servizi gratuiti di informazione sui programmi e sulle opportunità offerte dall’Unione Europea e il Consiglio d’Europa nel settore della gioventù. Infine abbiamo la Enterprise Europe Network nata per aiutare le piccole e medie imprese a sviluppare il loro potenziale di innovazione e sensibilizzarle nei confronti delle politiche comunitarie.
Con i risultati che sono stati illustrati in questo articolo in cui nel 2012, su quasi 16 miliardi di euro di versamenti che l’Italia ha versato al bilancio generale UE, ha ricevuto soltanto 9,7 miliardi di euro di contributi con un saldo negativo di 6 miliardi di euro è facile darsi una risposta sul danno che l’Italia ha subito fino ad oggi. Dobbiamo invertire la rotta, subito.
Prima di ricevere i fondi, le autorità dovranno dimostrare di avere attuato quadri strategici, normativi e istituzionali soddisfacenti per garantire l’uso efficiente dei finanziamenti. L’erogazione di ulteriori fondi dipenderà dai risultati ottenuti. Le procedure saranno semplificate e informatizzate, ove possibile. I criteri di ammissibilità per gli strumenti di finanziamento dell’UE saranno armonizzati, riducendo i costi. Ma sono pronte le nostre Istituzioni a queste innovazioni? Come siamo messi con l’informatizzazione?
Sappiamo che si vuole sviluppare un ambiente favorevole all’innovazione delle imprese ma come il Governo si sta attivando a farlo in senso pratico non è chiaro? Abbiamo una sintesi dell’accordo di partenariato dove si scopre che sono stati costituiti dei tavoli tecnici uno per ogni missione. Per il lavoro, competitività dei sistemi produttivi e innovazione hanno trattato i dieci obiettivi tematici tra febbraio ed aprile 2013. Sappiamo che dobbiamo aspettare l’approvazione del regolamento generale sui fondi QSC, che doveva avvenire a ottobre 2013 (ma non c’è traccia on-line), sappiamo che sulla base dei contenuti fissati sull’accordo di partenariato verranno implementati i POR (programmi operativi regionali).
Cerchiamo di evitare di creare fiumi di carte, molteplici seminari ecc. ecc. e diamo concretezza alle azioni che vogliamo intraprendere. C’è un mondo di giovani che vuole lavorare su qualcosa di concreto e che questa concretezza gli dia stimoli e soddisfazioni per uscire dai Neet (Not in Education, Employment or Training) , potremmo aiutarli concretamente basta la volontà “politica” di agire subito. Malgrado i nostri politici e la nostra crisi, ci ritroviamo per qualche incomprensibile coincidenza del destino (e in più, inconsciamente) nel ruolo di guru guida dell’aspetto più tecnologico del movimento. Cerchiamo quindi di non farci sfuggire questa occasione…concreta.
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