Il ciclo di sorveglianza di bilancio. Una pernacchia agli italiani

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Con l’entrata in vigore dei regolamenti noti come Two-pack, per la prima volta la Commissione europea esercita quest’anno il ciclo di sorveglianza di bilancio e di governance economica per la zona euro. Nell’analisi del documento programmatico di bilancio dell’ITALIA che accompagna il parere della Commissione ci sono alcune affermazioni abbastanza inquietanti che gli italiani non conoscono perché in Italia alla data di oggi non è stata data diffusione, sul sito del MEF, dell’insieme dei tre documenti , che racchiudono il ciclo di sorveglianza. Ecco alcune perplessità emerse che è importante evidenziare:

1) “Sia il documento programmatico di bilancio dell’Italia che le previsioni della Commissione prevedono per il 2013 una contrazione dell’attività economica dell’1,8%“. Segue “La ripresa è principalmente trainata dalla domanda esterna, con una crescita delle esportazioni superiore al 4%. La domanda interna torna a essere positiva, anche se la crescita dei consumi privati e degli investimenti è stata rivista al ribasso in maniera significativa rispetto al programma di stabilità“.

Se spieghiamo agli italiani come crescerà questa domanda interna a fronte di consumi e investimenti in contrazione e di consumi pubblici che bisognerà ridurli per effetto della spending review allora come si prevede di favorire la crescita in Italia???? Da quale aggregato macroeconomico arriverà questa crescita interna? Ma state tranquilli che a partire dal prossimo anno le previsioni saranno valutate dall’Ufficio Parlamentare di Bilancio, organismo indipendente istituito di recente, che sarà operativo dal gennaio 2014″.

2) “L’aumento del rapporto debito/PIL di 6 punti percentuali previsto nel 2013 (che segue quello di 6,3 punti percentuali nel 2012) è il risultato di un avanzo primario ancora insufficiente a compensare i notevoli costi del servizio del debito e della contrazione dell’attività economica (si veda l’effetto valanga nella Tabella 3). Nel 2014 l’avanzo primario presumibilmente più elevato nonché la crescita positiva prevista contribuiranno a stabilizzare il rapporto debito/PIL”.

Questa punto a mio avviso è inquietante!!!

Vogliono coprire con i saldi primari gli interessi sul debito pubblico? Ma questi tecnocrati sono fuori di testa!!!! Se come  è previsto nella nota al DEF paghiamo dal 2013 al 2015 circa 259 miliardi di interessi sul debito con avanzi primari pari a 142 miliardi (sempre per il periodo 2013 – 2015), ma vogliono portare l’Italia al declino totale visto che l’avanzo primario è ancora insufficiente perché mancano all’appello 116 miliardi di euro? Da dove li recuperiamo tutti questi soldi?

3) “Nel 2014 l’avanzo primario presumibilmente più  elevato nonché la crescita positiva prevista contribuiranno a stabilizzare il rapporto debito/PIL“.

Questa frase non è credibile perché il PIL nominale nel 2014 e nel 2015 secondo la nota al DEF  dovrebbe crescere per ciascun anno di oltre il 3% ma nella realtà questo obiettivo è utopico visto che già nel 2013 abbiamo rettificato in corso d’anno numerose volte l’indicatore del PIL e nell’ipotesi di una conferma del deflatore all’1,2%,  se ne deduce che il Pil nominale si attesterebbe nel 2013 a -1% tendenziale e a -0,8% acquisito, e se aggiungiamo che il saldo primario risentirà della crisi (possibile riduzione dei contributi, delle entrate fiscali ecc.), tutto il quadro che se ne deduce è abbastanza inattendibile.

4) “Sul lato della spesa, la spesa dell’amministrazione centrale è soggetta ad ulteriori tagli mirati e le amministrazioni regionali devono risparmiare 1 miliardo di euro nella spesa non connessa alla sanità“. “Le retribuzioni dei dipendenti pubblici continuano a diminuire grazie al congelamento dei salari e alle restrizioni sulle nuove assunzioni, mentre i consumi intermedi rimangono modesti per via della revisione della spesa“.

Ma intanto i dipendenti pubblici da soli continuano a contribuire a ridurre la spesa pubblica  perché i consumi intermedi della PA restano alti e non si interviene ancora sugli sprechi veri della spesa pubblica. Ma il ministro dell’economia promette che con “i primi effetti della spending review a regime dovrebbero ridurre la spesa pubblica di 30-32 miliardi di euro”. Sarà vero? Ma nel frattempo la Commissione ritiene che le misure adottate nel 2013 non comportano “notevoli miglioramenti dell’efficienza e della qualità della spesa pubblica”.

5) “La lieve riduzione del cuneo fiscale sul lavoro è un primo passo per attuare la raccomandazione specifica, formulata nei confronti dell’Italia in luglio nell’ambito del semestre europeo, di trasferire il carico fiscale dai fattori di produzione al consumo e ai beni immobili“.

Anche questa frase non è credibile perché la politica fiscale italiana va nella direzione opposta a quanto raccomandato dal Consiglio Europeo, che cita di “trasferire il carico fiscale da lavoro e capitale a consumi, beni immobili e ambiente assicurando la neutralità di bilancio“. Ma di questi consigli l’attuale Governo non ha ritenuto di provvedere subito ad invertire la direzione. Soltanto “in merito alla tassazione dei consumi, l’aumento di 1 punto percentuale dell’aliquota IVA ordinaria (salita al 22%) dall’ottobre 2013 non risolve il problema della base imponibile, poiché un’ampia gamma di beni è ancora assoggettata ad aliquote ridotte (del 10% o del 4%)“. Capite un pò dov’è il problema!!!!

La stessa Commissione afferma che “per quanto riguarda la politica tributaria, lo spostamento raccomandato del carico fiscale dal lavoro e dal capitale verso i consumi e i beni immobili è stato realizzato solo parzialmente tramite lievi riduzioni del cuneo fiscale sul lavoro e sui capitali, mentre ulteriori misure per alleggerire la pressione fiscale sui fattori produttivi trasferendola ai consumi e/o ai beni immobili sono rinviate alla legislazione futura”.

6) “Secondo le previsioni della Commissione, che incorporano il documento programmatico di bilancio (e comprendono quindi le spese supplementari per investimenti connesse alla “clausola sugli investimenti”), l’Italia non rispetta il criterio del debito nel 2014“. “Secondo le previsioni della Commissione, l’aggiustamento strutturale è inferiore all’aggiustamento richiesto di oltre ¼% del PIL”. Nel 2013 l’aggiustamento richiesto dalla Commissione è dello 0,62% nel 2013 e  dello 0,66% nel 2014. Ma l’Italia prevede per il 2013 lo 0,55% e per il 2014 lo 0,12%.

Ma per il ministro dell’economia “il debito pubblico scenderà per la vendita di quote azionarie di società partecipate, per la rivalutazione del capitale di Banca d’Italia, per il rientro di capitali dall’estero” cioè con una politica di riduzione del debito pubblico fatta su misure una tantum. Forse chiunque è in grado di adottare una politica del genere, ma come al solito non si interviene sui problemi strutturali del paese.

In conclusione “secondo l’analisi basata sulle previsioni dell’autunno 2013 della Commissione vi è il rischio che il documento programmatico di bilancio non consenta una riduzione del rapporto debito/PIL in linea con il parametro di riferimento della riduzione del debito nel 2014. Ciò escluderebbe inoltre l’Italia dal beneficio della clausola sugli investimenti, il che implica uno scostamento dal percorso richiesto di aggiustamento strutturale verso l’obiettivo a medio termine nel 2014“.

Questo è il quadro che appare da questa prima analisi legata al two pack come al solito dobbiamo essere informati dal sito della Commissione Europea e siamo gli ultimi a sapere come sta veramente la realtà. Omettere le informazioni ai cittadini è grave in un paese democratico.

Ma nel frattempo in Italia si premia chi fa uso di mail. “Altro che spending review… verrebbe da dire che questo è un Governo delle “larghe spese“. Una pernacchia agli italiani!!

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