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PROPOSTA per REVISIONE STATUTO M5S -possibilità PER CIASCUN ISCRITTO al M5S di finanziare liberamente l’associazione politica attraverso la destinazione del due per mille della propria imposta sul reddito delle persone fisiche all’atto di presentazione della propria dichiarazione dei redditi per finanziare esclusivamente i “Gruppi Territoriali Locali ” scarica il documento
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Nel dibattito pubblico è da anni che si discute di come finanziare i partiti politici. E nel 2014 è stata approvata la legge n. 13 del 21 febbraio 2014, (G.U. 26/02/2014, n. 47) proprio per dirimere l’annosa questione, ma di fatto si è stabilito di finanziare in forma privata e indiretta i partiti attraverso i gruppi parlamentari e forme di finanziamento come il 2 per mille e le donazioni private.
“I partiti politici sono libere associazioni attraverso le quali i cittadini concorrono, con metodo democratico, a determinare la politica nazionale (art.2 comma 1). I partiti politici che intendono avvalersi dei benefici economici sono tenuti a dotarsi di uno statuto, redatto nella forma dell’atto pubblico. Allo statuto è allegato, anche in forma grafica, il simbolo, che con la denominazione costituisce elemento essenziale di riconoscimento del partito politico (art. 3 comma 2). Lo Statuto deve contenere i principi fondamentali di democrazia (art. 3 comma 2)“. E’ stata prevista una “Commissione di garanzia degli statuti e per la trasparenza e il controllo dei rendiconti dei partiti politici”. L’iscrizione e la permanenza nel registro presente nel portale internet ufficiale del Parlamento italiano sono condizioni necessarie per l’ammissione dei partiti politici ai benefici ad essi eventualmente spettanti (assente lo statuto del M5S). L’elenco dei soggetti che hanno erogato contributi o finanziato un partito per un importo superiore nell’anno a 500 euro deve essere riportato nel registro nazionale e pubblicato sul sito del Parlamento italiano esplicitando la denominazione dei soggetti eroganti e gli importi dei finanziamenti o dei contributi erogati e come allegato al rendiconto di esercizio, nel sito internet del partito politico che ha ricevuto il finanziamento.
FINANZIAMENTO PRIVATO ATTRAVERSO LA CONTRIBUZIONE VOLONTARIA AI PARTITI (art. 12)
Il finanziamento privato lo può ricevere quel partito che ha conseguito nella tornata elettorale almeno un candidato eletto sotto il proprio simbolo. Ma dopo tutti questi anni soltanto il 3% dei cittadini italiani ha scelto di sostenere economicamente un partito contribuendo a supportare la vita politica del paese attraverso una libera scelta di finanziare il proprio partito o movimento politico attraverso la destinanzione del due per mille dell’irpef (o, se non vogliono, allo Stato).
Il contribuente italiano (COME DA SCHEMA PRECEDENTE) ha avuto la possibilità a partire dal 2014 di finanziare liberamente un partito politico attraverso la destinazione del due per mille della propria imposta sul reddito delle persone fisiche all’atto di presentazione della sua dichiarazione dei redditi. Una rivoluzione democratica e trasparente che ad oggi è poco percepita visti i risultati.
Il movimento cinque stelle, che ha storicamente contrastato “giustamente” il vecchio sistema di finanziamento pubblico ai partiti sottoforma di rimborso delle spese per le consultazioni elettorali e i contributi pubblici erogati per l’attività politica e a titolo di cofinanziamento, non ha aderito a questo tipo di finanziamento associando questa stessa modalità con quella del passato. Ma non è proprio così.
Il movimento cinque stelle dovrebbe invece riconsiderare, quanto disposto dalla legge succitata, come una modalità di finanziamento (ad esempio finanziando i “Gruppi Territoriali Locali”) fondata sulla libera scelta del cittadino, che con la destinazione volontaria del 2 per mille dell’IRPEF, concorre all’attività politica e alla vita democratica del paese e getta le basi per determinare le politiche nazionali come prevede l’articolo 49 della costituzione.
Rinunciare oggi al contributo, che i cittadini liberamente possono decidere di evolvere, sta rappresentando una limitazione al supporto della partecipazione democratica di tutti quei cittadini che si riconoscono nella linea politica del movimento cinque stelle sul territorio.
Durante la fase della dichiarazione dei redditi a questi stessi cittadini non è stata data l’opportunità di optare per destinare il 2 per mille al movimento cinque stelle impendendo di fatto un diritto che la legge del 2014 aveva concesso ai contribuenti.
Ricordo che l’art. 49 della costituzione stabilisce che “Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale“.
In questi 5 anni di entrata in vigore della legge l’incidenza percentuale delle scelte fatte da parte dei cittadini si mantiene stabile tra il 2 e il 3% ma sostanzialmente molto bassa.
Tavola 1– Numero contribuenti e scelte valide in valore assoluto e incidenza percentuale
Su 41 milioni di contribuenti italiani nel 2019 soltanto il 3% ha optato per finanziare con il 2 per mille il proprio partito o movimento politico. Perché?
Nella tavola 2 è evidenziato il numero delle scelte e gli importi del 2 per mille, calcolati in proporzione alla base imponibile dei contribuenti che hanno effettuato la scelta nel quinquennio.
Il partito democratico ha ricevuto in 5 anni, dai suoi iscritti e simpatizzanti, più di 35 milioni di euro ovvero il 51% dell’importo complessivo del periodo considerato. Anche il gruppo “la Lega Nord e per Salvini Premier” ha ricevuto più di 11 milioni di euro dai sostenitori del partito. Il corposo gruppo di “Fratelli d’Italia” ha ricevuto dai suoi “fedelissimi” 3,7 milioni di euro. La sinistra italiana infine se la considerassimo “unita” rispetto alla sua molteplice spacchettatura ha ricevuto dai suoi “compagni” 5,7 milioni di euro, magari “a vederli un giorno uniti”!
Il partito dei verdi infine ha ricevuto in questi 5 anni 1,3 milioni di euro, sperando che li abbia investiti anche di fatto nella partecipazione democratica di tutti quei cittadini che si riconoscono nella linea politica “green”.
Tavola 2 – Scelte valide e 2‰ erogato ai partiti politici, per il periodo 2015-2019.
Fonte: Ministero dell’economia – dipartimento finanze
Sarebbe comunque auspicabile conoscere nel dettaglio come tutti questi partiti politici hanno, con queste risorse economiche ricevute nelle varie modalità, arricchito la partecipazione dei cittadini alla vita politica e permesso di “determinare con metodo democratico la politica nazionale“.
E questo è l’aspetto che avevo già evidenziato durante la campagna referendaria sul taglio dei parlamentari e che rilancio di nuovo. Senza poi preoccuparsi della democrazia interna ai partiti come possiamo permetterci di garantire la democrazia a tutto il paese “Italia”?
DETRAZIONI PER LE EROGAZIONI LIBERALI IN DENARO AI PARTITI (ART. 11)
I partiti politici possono ricevere anche erogazioni liberali in denaro da parte dei militanti o attivisti detraibili fiscalmente: a) al 37 per cento, per importi compresi tra 30 e 20.000 euro annui; b) al 26 per cento, per importi compresi tra 20.001 e 70.000 euro annui. Di queste erogazioni non è facile conoscere l’importo complessivo che ciascun partito ha ricevuto. Non esiste un obbligo normativo di pubblicazione degli importi detratti dai contribuenti per poi associarli al partito a cui è stato erogato il denaro.
Dall’imposta lorda sul reddito è altresì detraibile un importo pari al 75 per cento delle spese sostenute dalle persone fisiche per la partecipazione a scuole o corsi di formazione politica promossi e organizzati dai partiti purché le scuole o i corsi di formazione politica siano stati appositamente previsti in un piano per la formazione politica. La detrazione è consentita nel limite dell’importo di 750 euro anno per persona.
CONTRIBUZIONE INDIRETTA AI PARTITI PER ATTIVITA’ ISTITUZIONALE
Esistono in sostanza anche forme di finanziamento indiretto ai partiti per effetto di due regolamenti della Camera (art. 15 co. 4) e del Senato (art. 16 co. 1-2), dove si permette di finanziare, con fondi di provenienza del bilancio parlamentare, i gruppi politici i quali ricevono sottoforma di contributi risorse finanziare per sostenere i costi legati alla attività istituzionale. Questi, a loro volta sono finanziati con soldi pubblici.
Da quanto riportano i rispettivi progetti di bilancio, la Camera nel 2019 ha previsto un “Contributo ai Gruppi parlamentari” per circa 31 milioni di euro e il Senato poco più di 22 milioni di euro. Purtroppo non è stato possibile individuare poi l’importo effettivamente utilizzato dai gruppi politici poiché le voci del Rendiconto delle entrate e delle spese del Senato sono aggregati, (consulta la sezione “Spese e trasparenza“) e quelli della Camera non sono facilmente reperibili.
USO DELLE RISORSE PERCEPITE
La legge non stabilisce come destinare le risorse per finanziare iniziative volte ad accrescere la partecipazione dei cittadini alla vita politica.
Unica eccezione è il vincolo sulla parità di genere, i partiti politici sono tenuti a destinare una quota (almeno il 10%) delle somme ad essi spettanti ad iniziative volte ad accrescere la partecipazione attiva delle donne alla politica, il non rispetto comporta una sanzione amministrativa pecuniaria (1/20 delle somme ad essi spettanti).
La “Commissione di garanzia degli statuti e per la trasparenza e il controllo dei rendiconti dei partiti politici” aveva inizialmente un ruolo di controllo sulla regolarità e conformità alla legge dei rendiconti presentati dai partiti e dai movimenti politici per ciascun esercizio contabile. In particolare si verifica la conformità delle spese effettivamente sostenute e delle entrate percepite sulla base della documentazione prodotta. La Commissione nella fase di controllo dei rendiconto del 2018 ha esteso il monitoraggio anche al riscontro delle spese effettivamente sostenute attraverso l’analisi dei documenti soggetti a verifica. Su 101 partiti presenti nel registro soltanto 74 hanno ottemperato alla normativa e 52 riconosciuti regolari.
Con la legge n° 3 del 9 gennaio 2019 la cosiddetta “spazzacorrotti” alla commissione sono stati dati ulteriori strumenti di controllo e sono state introdotte misure per la trasparenza di partiti e movimenti politici sulle liste e i candidati sindaci che partecipano alle elezioni equiparando il partito/movimento politico con le fondazioni, associazioni e comitati collegate alle formazioni politiche.
Riguardo i contributi ai partiti se ricevono somme superiori a 500 euro i rappresentanti legali dei partiti beneficiari dovranno trasmettere entro il mese solare successivo alla Presidenza della Camera dei deputati l’elenco dei soggetti che hanno erogato finanziamenti o contributi e la relativa documentazione contabile.
I partiti hanno l’obbligo di annotare – entro il mese successivo a quello della percezione – in un apposito registro, per ogni contributo ricevuto, l’identità dell’erogante, l’entità del contributo e la data dell’erogazione. I medesimi dati devono essere riportati nel rendiconto del partito e contestualmente pubblicati sul relativo sito internet. Purtroppo i documenti sono scritti ancora a mano senza permettere la tracciabilità dell’informazione, poi trasformati in pdf rendendo alcune parti illeggibili se caricati in formato immagine. “La maggior parte delle informazioni riguardanti i donatori vengono però coperte dagli eletti con delle pecette. Un conto è cancellare aspetti sensibili, un altro è rendere la presentazione del documento inutile” OPEN POLIS 2019.
Le “erogazioni liberali”, cioè le donazioni private, sono in parte detraibili fino a 30 mila euro (art. 11) e non possono comunque essere maggiori di 100 mila euro (art. 10 co.7). L’importo della donazione deve essere “libero” cioè non predeterminato e la donazione deve essere “libera” cioè non vincolata e non ci deve essere il cosiddetto “nesso di causalità”. In definitiva i passaggi di denaro da Privato all’Associazione ma anche da Associazione ad Associazione non possono essere imposti con una cifra e né si può chiedere in cambio qualcosa altrimenti sarebbe una normale attività commerciale soggetta a tassazione.
La carenza di controllo “nel merito” delle spese sostenute per la partecipazione dei cittadini alla vita politica finanziata dai partiti è la grande assente nell’articolato della legge n. 13 del 21 febbraio 2014 e della stessa legge spazzacorrotti.
CONCLUSIONI
Si è in attesa (ormai da più di un anno) di un ennesimo decreto legislativo che dovrebbe normare i contributi erogati ai candidati alle elezioni, ai partiti e movimenti politici, i rimborsi per spese elettorali, trasparenza, democraticità dei partiti, disciplina della contribuzione volontaria e della contribuzione indiretta in loro favore.
In questa fase si potrebbe richiedere ad ogni partito di adottare un unico modello di bilancio per permettere un facile confronto delle spese, il documento contabile potrebbe essere rilasciato in formato riutilizzabile, con i dati facilmente estraibili ed elaborabili.
In questa fase si potrebbe richiedere la pubblicazione degli elenchi dei donatori in formato aperto per garantire la fruibilità dei dati, per permettere l’analisi e il facile confronto.
Il sito parlamentare dove è presente la commissione di garanzia degli statuti e per la trasparenza e il controllo dei rendiconti dei partiti politici rappresenta un importante punto di riferimento istituzionale dove sono aggregate le informazioni purtroppo “non riutilizzabili” dei partiti, dei diversi donatori e dell’importo erogato.
Un sistema centralizzato delle informazioni riutilizzabili sarebbe necessario in primo luogo per mettere nelle condizioni l’organo di controllo ad avere tutti gli strumenti per garantire la trasparenza e il controllo; ed inoltre per permettere una armonizzazione e standardizzazione delle informazioni, dove nell’era del digitale, rappresenta una priorità assoluta se si vuole realmente rendere accessibile a tutti gli stakeholder la base dati in formato aperto dei partiti politici. L’unico modo per evitare che il finanziamento privato ai partiti non diventi un occasione di atti illeciti e malavitosi che possono interferire sulla vita democratica del nostro paese è la fruibilità dei dati tracciabili e in formato aperto.
Sarebbe auspicabile normare anche la finalità delle spese sostenute dai partiti per garantire la partecipazione diretta dei cittadini alla vita politica. Ad esempio conoscere nel merito se sono stati finanziati campagne di sensibilizzazione alle petizioni popolari o all’iniziativa legislativa popolare aiutando concretamente i cittadini ad attivarsi nella difesa del proprio territorio o dell’ambiente etc..
Definire con criteri ed elenchi oggettivi cosa si può spendere per favorire la partecipazione politica dei cittadini è fondamentale per arginare illeciti e per rendere centrale le forme di partecipazione politica e favorire la qualità della democrazia.
Da 70 anni il popolo italiano attende inoltre una legge che stabilisca in cosa consiste il metodo democratico nella vita dei partiti. I partiti svolgono un ruolo importante di funzione pubblica ma purtroppo conservano ancora una struttura propria di un ordinamento giuridico privato.
Non abbiamo ancora all’interno dei partiti un sistema di selezione dei candidati trasparente. Oltre ad avere determinato il modo di come finanziarli servirebbe urgentemente anche una legge che regoli con criteri oggettivi la selezione della classe dirigente dei partiti stessi.
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