leggi email 21 dicembre 2018
Leggi PEC
Leggi la prima relazione del 4 febbraio 2019
Leggi ODG presentato e bocciato al consiglio straordinario del 6 dicembre 2019
Leggi 1° interrogazione del 1° aprile 2020 sollecito e diffida
Leggi ODG del 16 ottobre 2020 su proposta popolare bocciato
Leggi la seconda relazione del 20 aprile 2021
Leggi 2° interrogazione dell’11 giugno 2021 Trattata in AC l’11 agosto 2021 ascolta INTERVENTO video
Leggi 3 Interrogazione del 5 agosto 2021 risposta Giunta
Dal passaggio della Giunta Marino alla Giunta Raggi e secondo quanto era riportato nel programma del movimento cinque stelle romano per le elezioni amministrative del 5 giugno 2016 …. Roma avrebbe dovuto sposare il principio gerarchico dei rifiuti e applicare la cosiddetta regola comunitaria delle 3R: Riduzione, Riutilizzo e Riciclo.
In pratica bisognava attuare semplicemente la norma europea (Direttiva 2008/98/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio.
La prima Direttiva europea è stata recepita dall’Italia con il D.lgs. 03 dicembre 2010, n. 205 che ha modificato e integrato il D.lgs. 03 aprile 2006, n. 152, introducendo all’art. 179 il principio della gerarchia nella gestione dei rifiuti.
La direttiva del 2008 è stata modificata con la direttiva 2018/851 recepita con il D. Lgs. 116 del 3 settembre 2020, che fissa al 2025 l’obiettivo del 55% di preparazione per il riutilizzo e riciclaggio).
Secondo tale principio gerarchico la prevenzione deve essere attuata favorendo la riduzione della produzione e della pericolosità dei rifiuti e facilitandone il riutilizzo, il riciclo e altre operazioni di recupero.
In fondo alla scala gerarchica è collocato lo smaltimento in discarica, concepito come opzione residuale da azzerare nel tempo:
1.PREVENZIONE: a monte si riduce la produzione di rifiuti (es. maggiore attenzione sugli imballaggi, maggiore diffusione prodotti alla “spina”) “non rifiuto”;
2.RIUTILIZZO/RIUSO: prolungamento della vita utile dei prodotti (si posticipa il momento in cui un bene diventerà rifiuto, si consumano meno materie prime per produrre nuovi beni);
3.RICICLO: recupero di vari materiali come carta, plastica, organico, vetro, metalli RAEE etc.;
4.RECUPERO ENERGIA: es.: produzione di biogas.
5.SMALTIMENTO IN DISCARICA: conferimento in discarica del residuale dei rifiuti dopo avere attuato i punti precedenti. I rifiuti vanno comunque trattati prima e stabilizzati. È vietato il conferimento in discarica del tal quale.
A partire dalla chiusura della discarica di Malagrotta il Ministero dell’Ambiente insieme alla Regione Lazio, alla Provincia di Roma, Roma Capitale ed al commissario delegato per il superamento ambientale hanno stipulato il 4 agosto 2012 un protocollo di intesa denominato “Patto per Roma”.
In pratica il patto aveva già stabilito che entro il 31 dicembre 2012 bisognava individuare un sito e gli impianti per una discarica di servizio per il conferimento a regime dei rifiuti residuali e nel contempo ha attribuito un ruolo centrale allo sviluppo della raccolta differenziata, definendo sfidanti obiettivi di incremento dei volumi per il periodo 2012-2016, oltre che all’evoluzione della filiera impiantistica attraverso il conseguimento della “piena efficienza degli impianti di trattamento meccanico-biologico”.
In particolare l’art. 2 del Patto per Roma aveva individuato gli obiettivi di raccolta differenziata secondo quanto stabilito nelle linee guida emanate dalla Regione Lazio come di seguito:
- 30% nel 2012
- 40% nel 2013
- 50% entro il 2014
- 60% entro il 2015
- e 65% entro il 2016.
Nel settembre 2020 l’Italia ha adottato il seguente obiettivo UE:
- riciclare il 65% dei rifiuti urbani entro il 2035;
- riciclare il 70% dei rifiuti di imballaggio entro il 2030; oltre agli obiettivi di riciclaggio dell’UE per materiali di imballaggio specifici quali: carta e cartone: 85%, metalli ferrosi: 80%, alluminio: 60%, vetro: 75%, plastica: 55%, legno: 30%.
- Gli obblighi di raccolta differenziata sono rafforzati ed estesi ai rifiuti domestici pericolosi (entro fine 2022), rifiuti organici (entro fine 2023), tessili (entro fine 2025).
A che punto siamo? Gli obiettivi strategici individuati con la delibera di AC n° 52 del 25 settembre 2015 e rimodulati con la delibera di GC n°47 del 30 marzo 2017 con il piano operativo, con il piano domus ecologiche, con il Progetto per ottimizzazione del servizio di raccolta differenziata per le utenze non domestiche, con il piano di sviluppo delle isole ecologiche e infine con il Progetto per ottimizzazione del servizio di raccolta differenziata e prevenzione rifiuti urbani per il solo VI Municipio non hanno avviato la realizzazione del progetto industriale previsto nel PEF 2015-2019. Gli obiettivi strategici della differenziata sono fermi al 45% nel 2019.
Cosa è successo?
In primo luogo un ritardo nell’aggiornamento del piano regionale dei rifiuti del 2012 avvenuto dopo 8 anni nel 2020.
La Regione Lazio, come più volte denunciato dalla Giunta Raggi, non ha aiutato con il preavviso di diniego del 4 gennaio 2018 e con la pronuncia negativa di compatibilità ambientale (DD n° G05369 del 24 aprile 2018) sul progetto per il trattamento della frazione organica dei rifiuti all’interno dell’impianto di Rocca Cencia, a raggiugere gli obiettivi strategici di raccolta differenziata e sistema di raccolta “porta a Porta”. Con l’amministrazione Marino è stato scritto il progetto di riconversione di un vecchio e malandato impianto Tmb pubblico, in uno moderno destinato al riciclo. L’ecodistretto doveva trasformare in fertilizzante (compost) 50mila tonnellate di rifiuti organici (su un totale di 260mila prodotti a Roma che ora invece vanno al 90% fuori città ad arricchire aziende private), un progetto inserito nel piano industriale della Giunta Marino.
Per quanto riguarda l’impiantistica, sono state previste due stazioni di compostaggio a
Cesano e a Casal Selce con una capacità complessiva di 150.000 tonnellate l’anno di umido. “Tali stazioni faranno parte di una filiera virtuosa e costituiranno un contesto fruibile dalla cittadinanza (sono previsti sentieri per passeggiate, orti urbani etc.). Tali stazioni saranno pronte presumibilmente tra 2 anni e mezzo ha dichiarato Bagnacani in commissione trasparenza a marzo 2018” e invece AMA S.p.A. chiede nel 2018 l’autorizzazione al progetto di due impianti, uno per la ” produzione compost di qualità da raccolta differenziata rifiuti urbani”, in località Via di Casal Selce che soltanto il 5 marzo 2020 ne ottiene l’autorizzazione dopo 1 anno di riunioni (23 maggio 2019, il 4 luglio 2019 e il 2 settembre 2019) in conferenza dei servizi e dopo un provvedimento in merito al giudizio di compatibilità ambientale (VIA) con prescrizioni e condizioni rilasciato con determinazione dirigenziale G15309 dell’8 novembre 2019.
Altra istanza di autorizzazione AMA S.p.A. lo ha chiesto per il progetto “Realizzazione di un impianto di produzione compost di qualità da raccolta differenziata rifiuti urbani”, in località via della Stazione di Cesano, anche in questo provvedimento sono state fatte 3 conferenze di servizio nelle date del 09/05/2019, 04/07/2019 e 05/09/2019, con la pronuncia di compatibilità ambientale il 10 luglio 2020. In sintesi le fasi istruttorie per questi due impianti hanno allungato i tempi di realizzazione di almeno due anni.
Nel frattempo un privato “l’ex ras della monnezza Cerroni” ha costruito un impianto da 150mila tonnellate a Castelnuovo di Porto, pronto a scongiurare la Regione Lazio delle sanzioni europee del conferimento fuori Regione.
Riguardo il recupero di vari materiali come carta, plastica, organico, vetro, metalli la raccolta differenziata in questi 5 anni di mandato Raggi è rimasta purtroppo ferma al 45%. La percentuale di incremento dal 2016 è stata di appena il 2%. In pratica raggiungere l’obiettivo dell’UE del 65% entro il 2016 è stato sostanzialmente utopico nella città eterna visti i risultati.
Dei 12 centri di raccolta di AMA solo 4 accettano tutti i materiali. Sulle domus ecologiche c’è solo quella di Ostia, il ritardo è dovuto a una progettazione iniziale fatta dalla precedente gestione di AMA con una serie di presupposti tecnici e impiantistici che non consentivano un’agevole collocazione sul territorio, con il parere contrario in alcuni casi del dipartimento urbanistica. Ritardi anche sui centri di riuso, riparazione e riciclo, e sui centri di compostaggio.
Delle 32 isole ecologiche approvate con delibera nel 2015 dal commissario Tronca e definite strutture di servizio, sedi a supporto della raccolta differenziata e nuovi Centri di Raccolta per rifiuti ingombranti, elettrici, elettronici e per quei materiali particolari (come materassi, suppellettili, batterie al piombo, pile, oli, ecc.) che non debbono essere conferiti nei normali contenitori per i rifiuti né, ovviamente, abbandonati sul suolo pubblico, la condivisione è stata ottenuta in un primo tempo solo per 7 aree, poi in seguito ai successivi chiarimenti le aree sono diventate 11 e sulle restanti 21 aree sono pervenute diverse segnalazioni da parte dei Municipi, già in fase di progettazione, il 31 gennaio 2017, soltanto quattro, delle sei di cui sono stati avviati i progetti, sono state quelle per cui si sono conclusi i procedimenti amministrativi. Soltanto il 19 marzo 2021 è stata approvata la delibera n° 19 che ha individuato nuove aree per la realizzazione di strutture logistiche di AMA SpA di supporto al servizio di gestione dei rifiuti urbani ad integrazione e parziale revoca della deliberazione del Commissario Straordinario Tronca.
Altro ritardo si è avuto nell’acquisto della flotta veicoli per 144 milioni di euro di investimenti nonché la riorganizzazione della logistica territoriale con altri 87 milioni di euro rispetto a quanto previsto nel PEF 2015-2019 tutti questi ritardi hanno impedito la realizzazione degli obiettivi prefissati.
Nel 2019 la produzione totale dei rifiuti romani è stata pari a 1.688.117 tonnellate, quasi il 60% della produzione totale della Regione Lazio, per servire una popolazione di 2.856.133, con una produzione di rifiuti per ogni abitante di 591 Kg. La percentuale di indifferenziata è stata del 55%. Non era mai successo prima che Roma differenziasse meno rifiuti del resto della Regione Lazio. Siamo lontani del 20% dagli obiettivi dell’UE pari al 65% della RD prevista rispetto alla RD effettiva a Roma.
Come è evidenziato nella Figura 1 la Raccolta Differenziata nella Capitale ha avuto un incremento significativo proprio negli anni dal 2012 al 2016 raggiungendo il 43% si è poi fermata al 44% nel biennio 2017-2018 ed ha raggiunto un esiguo 45% nel 2019. Sono previste sanzioni sottoforma di un’addizionale al tributo, rapportata alla percentuale di raccolta differenziata per chi non raggiunge gli obiettivi concordati. Quindi per i cittadini romani oltre al danno anche la beffa!
Figura 1 – Percentuale di raccolta differenziata e indifferenziata, anni 2005 – 2019
Fonte: Elaborazione Bilanci AMA
Non solo si è in ritardo sostanziale sulla raccolta differenziata ma se si entra nel merito dei singoli prodotti raccolti definiti “post consumo” nel piano industriale di AMA del periodo 2017-2021 si può notare dalla Figura 2 che fino al 2012 Roma ha confluito in discarica i rifiuti indifferenziati trattati principalmente per la produzione di combustibile da rifiuti (CDR) e presso impianti privati quali Malagrotta 1 e 2 e altri privati terzi (quest’ultimi hanno incrementato il trattamento dei rifiuti del 119% in 7 anni); la quota indifferenziata passa da 81,7% del 2005 e si ferma al 55% nel 2019, la raccolta differenziata invece è sempre stata residuale vicina al 20% fino al 2012 e si ferma al 45% nel 2019 nonostante che il patto per Roma prevedeva il raggiungimento del 65% entro il 2016 (obiettivo UE).
Figura 2 –Tipologia di materiale differenziato e indifferenziato, anni 2005 – 2019, valori in quantità di tonnellateFonte: Elaborazione Bilanci AMA
Da subito la carta e cartone erano i prodotti maggiormente differenziati con 206 mila tonnellate raccolte ed ha rappresentato il 50% dei materiali riciclati nella raccolta differenziata tra il 2005 e il 2011 (Tavola 1), nel 2014 si evidenzia una lieve contrazione e a partire dal 2018 si perde in pratica la percentuale incrementata nel 2013. Nel 2019 la raccolta di carta raggiunge di nuovo le 242 mila tonnellate come è riportato nei bilanci dell’azienda.
Tra i prodotti raccolti sono stati in crescita soprattutto il multimateriale (plastica, alluminio, banda stagnata) e l’umido/organico.
Il vetro fino al 2012 è il grande assente nella raccolta differenziata romana presente all’interno della raccolta multimateriale (con perdite economiche sostanziali derivanti dai mancati ricavi di vendita del prodotto riciclato). La raccolta del solo vetro si è avuta a partire dal 2014 mediante le campane stradali, le tonnellate raccolte sono cresciute in un anno del 192% con una crescita costante a due cifre fino al 2017, soltanto nel 2018 si evidenzia una piccola crescita (+4,9%) per ritornare ad aumentare e raggiungere +13,9% nel 2019.
Nella voce merceologica “altre categorie” sono compresi i rifiuti di ingombranti e la raccolta dei RAEE, la raccolta di questi beni è cresciuta molto nel 2018 con un quasi 40% di incremento. Nel 2019 si registra invece una contrazione del 28,6% non giustificato nel bilancio della società.
In particolare una notevole crescita di raccolta differenziata si evidenzia per il materiale organico (UMIDO +40% nel 2009) soprattutto per effetto della popolazione interessata dall’attivazione del servizio porta a porta avviato dal 2008 con raccolta anche stradale in tutti i municipi e per le utenze non domestiche (con servizio di porta a porta presso i ristoranti, le mense e punti vendita mercatali).
Dal 2013 al 2016 la raccolta differenziata è aumentata di 18 punti percentuali, nel 2016 si attesta al 44%, la carta e l’organico/ umido hanno rappresentato, con quasi il 65%, la percentuale più consistente tra i materiali differenziati raccolti.
La raccolta di inerti fino al 2007 viene fatta separatamente dal resto delle tipologie, a partire dal 2008 probabilmente confluisce tra il multimateriale o la voce altre categorie.
Tavola 1 – Quantità di raccolta differenziata per tipologia di materiale, anni 2005 – 2019, valori in tonnellate e variazioni percentualiFonte: Elaborazione Bilanci AMA
In definitiva la percentuale di raccolta differenziata è rimasta ferma nel biennio 2017-2018 facendo aumentare di conseguenza la quantità di rifiuti indifferenziati.
Naturalmente da una efficiente ed oculata vendita dei “prodotti” post consumo differenziati si possono ottenere ricavi sostanziali per ridurre i costi dei vari modelli di raccolta differenziata praticati.
L’Agenzia per il controllo e la qualità dei servizi pubblici locali di Roma ha sottolineato infatti “come la scarsa qualità della raccolta differenziata a Roma incide negativamente sui ricavi potenziali della vendita delle differenziate materie prime seconde, creando uno scarto fra le percentuali di raccolta differenziata e percentuali effettivamente riciclabili o recuperabili, dando così una falsa misura della capacità del sistema di giungere ad un’efficace ed effettiva economia circolare”.
Fino al 2017 (Figura 3) sono quasi 9 milioni di euro i ricavi dal recupero della raccolta differenziata. Nel 2018, grazie alle continue denunce, segnalazioni di criticità e proposte effettuate sia nelle commissioni capitoline sia inviate per email, si è registrato un importante incremento (+54%) di valore dei ricavi, passando da quasi 10 milioni a 15 milioni di euro. Anche il ricavo medio forse per effetto di una maggiore qualità nel servizio di raccolta si è incrementato raggiungendo i 23 euro per tonnellata.
Figura 3 –Ricavi da raccolta differenziata e ricavi medi anni 2004 – 2019, valori in quantità di tonnellate e valori in euro
Fonte: Elaborazione Bilanci AMA
Appare utile evidenziare (Tavola 2) che le quantità di rifiuti prodotti per abitante/anno nel territorio romano sono sempre state tra le più alte in Italia con una media di 637 kg per cittadino residente in 15 anni; nel triennio 2015-2017 la cifra scende sotto soglia 600 chili per poi raggiungere di nuovo nel 2018 i 602 kg per abitante. Infatti nel 2018 i rifiuti aumentano del 2,5% mentre nel 2019 si riducono del 2,4%.
Con la chiusura della discarica nel 2012 (utilizzata fino al 2013), i rifiuti indifferenziati dei romani dal 2014 sono stati trattati marginalmente dagli impianti di AMA, rispettando finalmente gli standard comunitari richiesti, la restante fetta più consistente di prodotto indifferenziato veniva trattato presso “altri impianti terzi” gestita dai vari privati (nel 2018 come emerge dal bilancio d’esercizio sono state conferite circa 419 mila tonnellate presso COLARI e 218 mila tonnellate presso i diversi impianti terzi).
La percentuale di rifiuti trattati dall’azienda romana è sempre stata molto bassa (poco più di un 1/3 del totale) favorita anche dalla riduzione dei chili di rifiuti prodotti da ogni abitante romano nel tempo, da 709 prodotti nel 2005 si passa a 591 chili nel 2019.
Tavola 2 – Popolazione residente, produzione di rifiuti a Roma per quantità di raccolta differenziata e indifferenziata e per destinazione dell’impianto, anni 2005 – 2019 valori in tonnellate e KgFonte: Elaborazione Bilanci AMA e Comune di Roma
I rifiuti romani vengono trattati in sei impianti e due inceneritori oltre ad essere trasportati e distribuiti in dieci regioni diverse e cinquantacinque siti (Roma Capitale, ufficio di statistica) provocando un impatto ambientale notevole.
Si sapeva infatti che la maggior parte degli impianti di proprietà di AMA erano stati realizzati 16 anni fa con interventi di rigenerazione effettuati in via straordinaria e limitati nel tempo senza avere una adeguata programmazione degli investimenti necessari. Quindi su questo punto bisognava attivarsi subito nel 2016.
La Sindaca Raggi in audizione l’11 giugno 2019 in commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati era consapevole che “il problema grosso riguardava prevalentemente il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti indifferenziati” spostando la responsabilità delle inadempienze alla Regione Lazio che aveva approvato in Giunta soltanto le linee guida senza mai attuare un nuovo piano rifiuti regionale.
Ma Roma riguardo in particolare agli impianti avrebbe dovuto puntare sui suoi impianti attraverso:
- Modernizzazione ed adeguamento alle norme vigenti degli impianti di trattamento dei rifiuti urbani indifferenziati
- Realizzazione di un programma di manutenzione ordinaria e straordinaria degli impianti di trattamento dei rifiuti urbani indifferenziati.
- Recupero e smaltimento dei rifiuti urbani indifferenziati
- Progressiva riduzione della produzione di rifiuti urbani indifferenziati
Nelle linee programmatiche 2016-2021 per il Governo di Roma Capitale si legge proprio che “AMA S.p.A, incautamente, in questi ultimi anni non si è dotata delle infrastrutture impiantistiche necessarie, offrendo, quindi, di fatto, opportunità a gruppi privati e ad ACEA S.p.A di inserirsi nel settore di attività proprio di AMA S.p.A“. L’intero parco impianti AMA S.p.a. soffre di deficit manutentivi da tre anni. Gli unici impianti TMB (trattamento meccanico biologico) di cui dispone sono ancora in servizio ma necessitano di interventi di manutenzione straordinaria pesante dopo circa otto anni di servizio continuativo.
Per incidere sull’ammodernamento degli impianti di proprietà di AMA e per la realizzazione di ulteriori impianti e per garantire un’autonomia di trattamento dei rifiuti differenziati sarebbe stato necessario impiegare le risorse programmate nei vari anni nel PEF (piano economico finanziario) per realizzare gli investimenti soprattutto nella voce contabile impiantistica.
Il piano industriale 2017-2021, approvato dalla Giunta Capitolina il 4 maggio 2017 (Giunta Raggi), ha previsto il potenziamento della capacità impiantistica attraverso la realizzazione di nuovi impianti di proprietà ma solo per il trattamento della frazione organica (ad esempio sono previsti come detto impianti di compostaggio da 120 tonnellate a Cesano e Casal Selce che dovrebbero affiancare quello di Maccarese con 30 mila tonnellate trattate per evitare costi economici e ambientali significativi dell’invio dell’organico fuori dalla Regione) e per la valorizzazione del multimateriale leggero e ridefinizione degli accordi con terzi e sviluppo di partnership con attori del territorio per aumentare il conferimento di rifiuti in ambito regionale.
Nel 2019 tra gli obiettivi strategici di sostenibilità impiantistica nel piano industriale era previsto di raggiungere le 449 mila tonnellate di indifferenziata rispetto alle 966 mila del 2016, quindi di conseguenza doveva crescere la differenziata. Nel 2019 invece abbiamo raggiunto le 921 mila tonnellate di indifferenziata. Un vero disastro!
Eppure le previsioni del piano erano ambiziose al 2021 AMA avrebbe dovuto trattare direttamente il 29% del totale dei rifiuti prodotti rispetto al 20% del 2016. Cosa è successo per impedire il raggiungimento di tali obiettivi?
Riguardo la manutenzione degli impianti di trattamento meccanico biologico di proprietà di AMA, come prevedeva il programma politico del M5S romano, nulla si legge nel piano industriale se non che il 66% delle tonnellate indifferenziate sarebbero state destinate a terzi tra Colari e altri fornitori. Quindi su questo punto di programma la Giunta Raggi ha disatteso il programma politico del movimento cinque stelle romano in quanto i quantitativi di rifiuti trattati in impianti di proprietà di AMA sono calati e il sistema integrato e l’impiantistica di AMA è rimasto tale con ormai soltanto un impianto di trattamento meccanico biologico dei rifiuti urbani con produzione di frazione organica stabilizzata (FOS) e combustibile da rifiuto (CDR), definito impianto TMB. Tale unico impianto è situato in via di Rocca Cencia 301 autorizzato con AIA e per il ritardo nel rilascio delle prescrizioni da parte della Regione Lazio non si riesce ad adeguarlo infatti è stato sequestrato e commissariato un anno fa dalla Procura di Roma.
Eppure in audizione la Sindaca Raggi ha dichiarato che “Quanto alla parte degli impianti di proprietà, sì, si intende che AMA si doti di impianti di proprietà. Chiaramente, la nostra dotazione impiantistica va nel senso di impianti che servono per valorizzare la frazione differenziata. Non riteniamo, infatti, opportuno attivare o avviare alcun tipo di processo e di progettazione volta alla realizzazione di un impianto che tratti il rifiuto indifferenziato, non fosse altro perché nel progetto, non solo di Roma Capitale, ma di tutte le città ’Italia, c’è la tendenza alla riduzione dell’indifferenziato. Attivare oggi una progettazione che, se va tutto bene, vede la luce e l’attivazione dell’impianto tra otto-dieci anni, renderebbe quello stesso impianto non più attuale per il fabbisogno del momento in cui entrerà in funzione”. Ragionamento giusto se le quantità di rifiuti differenziati avessero raggiunto almeno la quota del 65% ma tale affermazione non è sostenibile su una quota ferma al 45%.
Bisognava da subito attuare il programma di manutenzione ordinaria e straordinaria degli impianti di trattamento dei rifiuti urbani indifferenziati di AMA proprio per permettere il passaggio di quote differenziate più alte. La Sindaca non si è resa conto che con questa diversa linea politica ha favorito il conferimento di rifiuti indifferenziati presso i privati.
Si capisce perchè la Giunta Raggi nel 2016 non ha dato subito indirizzo ad AMA di realizzare il programma di manutenzione ordinaria e straordinaria degli impianti di trattamento dei rifiuti urbani indifferenziati.
Nell’ambito industriale la scarsa disponibilità di impianti ha potuto soddisfare soltanto il 15% del fabbisogno totale di trattamento dei rifiuti raccolti. La capacità di pre-trattamento dei rifiuti indifferenziati di AMA è di circa il 25% ed è affidata all’unico impianto rimasto in funzione in via di Rocca Cencia. L’insufficienza autonomia impiantistica ha comportato il sostenimento di maggiori costi per i rifiuti conferiti presso impianti di terzi e minori ricavi connessi alla valorizzazione delle frazioni raccolte in maniera differenziata.
Infatti la Giunta Raggi nel 2017 confermava nel piano industriale che l’organizzazione attuale del servizio di trattamento e smaltimento dei rifiuti nel 2016 per il 66% di indifferenziate sarebbero state destinate a terzi tra Colari e altri fornitori (per circa 641 mila tonnellate). Nel 2019 abbiamo raggiunto le 700 mila tonnellate.
Nel frattempo Ama in assenza di indirizzo politico della Giunta ha continuato ad investire soprattutto per acquisto di veicoli per l’area raccolta piuttosto che ammodernare i propri impianti di smaltimento e trattamento rifiuti. Chi non ha controllato l’attuazione delle linee programmatiche per il Governo di Roma Capitale?
“L’insufficienza autonomia impiantistica ha comportato il sostenimento di maggiori costi per il pre-trattamento dei rifiuti indifferenziati conferiti presso impianti di terzi e minori ricavi connessi alla valorizzazione delle frazioni raccolte in maniera differenziata” (leggi pag. 14 della delibera). Gli impianti di AMA coprono circa il 15% del fabbisogno totale di trattamento dei rifiuti raccolti, evidenziando una forte carenza impiantistica.
Con riferimento ai rifiuti indifferenziati, avviati al 100% a pre-trattamento, la capacità di trattamento di AMA è circa del 25% ed è affidata al solo impianto operante a Rocca Cencia evidenziando la forte dipendenza da impianti di terzi e l’impossibilità da parte di AMA della chiusura del ciclo dei rifiuti. Ad eccezione dell’impianto di compostaggio sito in Maccarese, che nel 2019 ha trattato circa 15.000 tonnellate di rifiuti organici, AMA non gestisce alcun impianto di ‘chiusura del ciclo’ e i rifiuti di Roma sono avviati in impianti localizzati fuori Comune e fuori Regione.
A conferma di quanto evidenziato si sottolinea inoltre che (Figura 4) rispetto agli importi per investimenti in impianti previsti nei vari piani finanziari elaborati da AMA, a consuntivo, come riportano i vari bilanci della società, gli investimenti sono stati notevolmente inferiori alle aspettative.
La contrazione degli investimenti in definitiva è stata notevole proprio da quanto è partita la Giunta Raggi nel periodo 2016-2019 dove si sono contabilizzati soltanto 1,6 milioni di euro di risorse spese per impianti e smaltimento e trattamento dei rifiuti rispetto al periodo precedente, del cosiddetto Patto per Roma 2012-2015, che l’azienda ne aveva registrate in più di 10 milioni di euro. Quindi nei piani finanziari erano destinate risorse che poi l’azienda non spendeva e nessuno ne controllava il motivo.
Figura 4 – Investimenti AMA S.p.A. in impianti e smaltimento / trattamento rifiuti anni 2012-2019 valori in euro
Fonte: Elaborazione Bilanci AMA
L’incendio del TMB di via salaria dell’11 dicembre 2018 ha determinato inoltre un maggior conferimento di quantitativi di rifiuti indifferenziati raccolti e trattati presso impianti terzi fuori regione. In pratica agli omessi investimenti si sono aggiunte anche le azioni criminali (dove si indaga per disastro colposo) con il risultato che Roma Capitale e i cittadini romani non riescono a raggiungere gli obiettivi citati dalla direttiva europea (2008/98/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio) poichè oltre alle responsabilità politiche si sono aggiunti gli interessi della criminalità organizzata che ne impediscono l’attuazione.
In commissione trasparenza del 15 gennaio 2019 avevo allertato i presenti dei rischi che la città avrebbe subito a seguito dell’incendio del TMB di via salaria e dell’aumento dei rifiuti indifferenziati trattati dai privati.
Nella Tavola 3 sono evidenziati gli investimenti realizzati da AMA S.p.A. per le diverse tipologie, ad esempio per i veicoli ed attrezzature e per lo spazzamento sono stati destinati appena 326 mila euro rispetto ai più di 4 milioni di euro del periodo 2012-2015. In pratica i due punti dolenti di cui i cittadini romani si lamentano da anni, cioè la gestione e raccolta rifiuti e lo spazzamento delle strade, sono stati depotenziati notevolmente come emerge dai bilanci dell’azienda. Si evince una responsabilità sia politica che aziendale.
Tavola 3 – Tipologia di investimenti di AMA S.p.A, valori in euro, anni 2012-2019Fonte: Elaborazione Bilanci AMA
L’aver contratto gli investimenti negli impianti di AMA ha comportato di fatto anche un vantaggio per gli impianti privati terzi che si sono visti incrementare il conferimento dei rifiuti indifferenziati nei loro impianti.
AMA ha ridotto sempre di più la percentuale di trattamento dei rifiuti nei suoi impianti per le frazioni che necessitano un trattamento o almeno una separazione, la percentuale infatti è andata diminuendo negli anni, a vantaggio dei privati.
Con la recente chiusura dell’impianto in via Salaria poi la situazione è peggiorata, oltre alla perdita di valore dell’impianto per 13,8 milioni di euro, l’organizzazione del trattamento dei rifiuti è cambiata notevolmente a vantaggio dei privati.
Figura 5 – Tonnellate di rifiuti indifferenziati conferiti negli impianti privati terzi, anni 2005-2019 valori in euroFonte: Elaborazione Bilanci AMA
L’assenza di impianti efficienti, l’aumento dei rifiuti nel 2018 e l’emergenza rifiuti a Roma ha indotto a livello amministrativo ad attivare una serie di azioni tra cui l’attivazione di un progetto di una ”discarica per rifiuti inerti in località Malnome”. Durante il periodo di agosto/ottobre 2019 sono state fatte due conferenze dei servizi e dato i pareri per tale progetto.
Il 5 luglio 2019 veniva emanata l’Ordinanza del Presidente della Regione Lazio n. Z0001, in vigore fino al 30 settembre, e successivamente prorogata fino al 15 ottobre 2019 con ulteriore Ordinanza presidenziale n. Z0002 per assicurare la capacità di raccolta presso impianti AMA e di terzi dei rifiuti di Roma.
Nel frattempo nel corso del 2019 si ha un nuovo Cda di AMA (hanno accettato le nomine il presidente Luisa Melara, l’ad Paolo Longoni e il consigliere Massimo Ranieri), e a novembre 2019 si chiudono le discariche di Colleferro e Roccasecca che bloccano il conferimento in entrata dei rifiuti romani rispetto a quanto disposto in contratto.
Nel corso del mese di settembre 2019 si è completato l’iter di revoca dell’AIA dell’impianto di Via Salaria con il provvedimento G11878 del 10/09/2019. Quindi l’impianto di AMA di Via Salaria con le 145 mila tonnellate di rifiuti trattati non è più disponibile.
Per contrastare il succitato blocco delle discariche laziali (in particolare quelle gestite dalla MAD S.r.l.), è stata emanata l’Ordinanza della Sindaca della Città Metropolitana del 25 novembre 2019, che ha consentito di poter conferire gli scarti del trattamento rifiuti nella discarica provinciale di Civitavecchia gestita dalla stessa MAD, non interrompendo il servizio di trattamento rifiuti indifferenziati, sino allo sblocco dei conferimenti da parte della MAD, avvenuto in data 28 novembre 2019.
Ama tra novembre e dicembre 2019 non sa dove conferire i rifiuti e si attiva nel contempo con una memoria di giunta a fine dicembre 2019 dopo aver ricevuto l’ok dalla Regione Lazio ad utilizzare il sito di Ponte Malnome per fare il trasferimento dei rifiuti solidi residui per accogliere 300 mila tonnellate di indifferenziato al giorno, nel frattempo contro la giunta Raggi si incomincia a scatenare un attacco mediatico senza precedenti. Come riporta il fatto quotidiano il 23 dicembre la Giunta Raggi autorizzò Tragliatella e dopo qualche giorno tramutò in discarica di rifiuti Monte Carnevale.
A seguito dell’approvazione della delibera di Giunta da parte della Raggi a Capodanno del 2019 dando il via libera insieme alla Regione Lazio ad affidare i rifiuti di Roma ad una società inattiva la NGR – NEW GREEN ROMA S.R.L proprietaria dell’area, società di proprietà al 100% della Eurobeton, la quale è risultata di proprietà al 100% della Andama, tutte e due queste società sono risultate, da visura camerale, rette dall’amministratrice unica di 90 anni (anno di nascita del 1930) a cui gli è stata affidata la progettualità della discarica di rifiuti inerti a Malnone poi derogata per rifiuti urbani.
Oggi la magistratura sta indagando sulle società prestanome e sul caso dopo lo “scandalo Tosini”. Nell’istruttoria del 2020 la società proponente N.G.R. New Green Roma S.r.L. ha presentato istanza sul progetto discarica per rifiuti non pericolosi in località Malnome nel territorio di Roma Capitale ma nella descrizione del progetto si legge che prevede la realizzazione di un bacino per rifiuti urbani derivanti dal trattamento meccanico biologico all’interno di un sito autorizzato per una discarica di rifiuti di inerti (con deroghe). La determinazione dirigenziale della Regione Lazio del 27 dicembre 2019 (allegato 1 e allegato 2) ha di fatto autorizzato la deroga ex art. 208 del DLgs del 2006.
Quindi il progetto presentato dalla società aveva un obiettivo ben diverso rispetto a quello iniziale, che si evince nell’istruttoria tecnico-amministrativa della dirigente Tosini, ossia fornire una soluzione allo smaltimento dei rifiuti derivanti dal trattamento dei rifiuti urbani indifferenziati prodotti nel territorio di Roma Capitale, in virtù della delibera di giunta 325 del 31 dicembre 2019 che evidenzia come nel territorio comunale si rileva un gap impiantistico e che si rende necessario il continuo ricorso ad impianti terzi ubicati fuori del territorio regionale con inevitabile incremento del costo di gestione e della TARI. Da sottolineare che il dipartimento urbanistica nel suo parere (nota protocollo n° 56449 del 21 maggio 2020) esplicita che il progetto necessita di un’apposita variante di destinazione urbanistica. In conclusione è stata proprio la delibera di giunta votata a Capodanno dalla Giunta Raggi che ha dato il via ad un’opera di pubblica utilità la cui scelta localizzativa è stata effettuata dalla stessa amministrazione all’oscuro della cittadinanza locale.
Nel bilancio di AMA del 2019 non c’è traccia di dove sono state trattate le tonnellate di rifiuti indifferenziati rispetto a quanto riportato a pag 38 nel bilancio di esercizio del 2018. Zaghis in commissione trasparenza dell’11 giugno 2021 ha dichiarato che le informazioni saranno riportate nel bilancio 2020, quindi come è stata risolta l’emergenza dei mesi di novembre e dicembre 2019 e dove sono stati conferiti i rifiuti non è possibile al momento saperlo.
La dotazione impiantistica di AMA per il trattamento dei rifiuti indifferenziati, oltre al citato impianto TMB di Rocca Cencia, include anche un impianto mobile di frantumazione primaria e vagliatura dei RUR, autorizzato con Determinazione della Regione Lazio n. G05282 del 30 aprile 2015, questo impianto mobile nel corso dell’anno 2017 non ha lavorato, nel 2018 ha trattato 3.287 tonnellate e nell’anno 2019 10.770 tonnellate, per fronteggiare picchi di produzione del rifiuto indifferenziato.
Oltre all’autorizzazione G05282 tale impianto mobile necessita di autorizzazioni specifiche per le varie attività, nel corso dell’anno 2019 ha potuto lavorare in virtù della Determinazione della Regione Lazio n. G17651 del 27 dicembre 2018 che ha autorizzato la campagna di attività di recupero dei rifiuti indifferenziati presso lo stabilimento di AMA di via dei Romagnoli per l’anno 2019.
Arriviamo ad oggi alla nuova emergenza rifiuti giugno 2021, dopo aver preso atto di un ritardo di 5 anni per la realizzazione degli investimenti in impianti con il piano di risanamento di AMA redatto ad ottobre 2020 e il nuovo piano industriale si prevede un piano degli investimenti per 340 milioni di euro dove soltanto nel lungo periodo quindi nel 2023 sono destinati 60 milioni di euro per un impianto TMB da 540 mila tonnellate all’anno operativo dal 2024 con l’obiettivo di raggiungere l’autonomia impiantistica di proprietà che saranno operativi, se tutto va bene, nel 2024. La Regione e il Comune si sono incontrati con il Governo senza che sia stato raggiunto ancora un accordo ma con la consapevolezza che Roma potrebbe essere sommersa dall’immondizia anche prima del 30 giugno 2021.
Motivo? Dipendere dai terzi impianti privati è il rischio che si corre, basta una chiusura di un impianto o una manutenzione straordinaria che salta l’equilibrio raggiunto.
Da organi di stampa si legge che la “discarica di Sogliano Ambiente in Emilia Romagna potrebbe infatti smettere di ricevere gli scarti della Capitale a partire dal 15 giugno e non da fine mese, con effetti immediati per l’igiene urbana. Di più: le discariche di Viterbo e Civitavecchia, quelle che nel Lazio ricevono i rifiuti di Roma, potrebbero, proprio per colpa della Capitale – non strutturata per chiudere il ciclo dei rifiuti nel proprio ambito territoriale, così come prescritto dal piano regionale, vedere esauriti gli spazi rispettivamente entro sei e un mese. Da qui l’allarme che dalla città di Roma si estenderebbe all’intera regione che a quel punto non avrebbe più sfoghi”.
“Poco da ridere perché, come ricordato dai tecnici del ministero, sulla testa dell’Italia penderebbero due procedure di infrazione sul mancato raggiungimento degli obiettivi di raccolta differenziata (65%) da parte della città (attualmente secondo Ama al 47%), il che oltre a multe e aumento di rifiuti da smaltire, potrebbe comportare anche un danno erariale a carico dei dirigenti responsabili in materia. Inoltre continuare a riempire con i rifiuti di Roma le due discariche attive nel Lazio (Viterbo e Civitavecchia) porterebbe al collasso l’intero sistema dei rifiuti regionale nel giro di mezzo anno, perché l’impianto di smaltimento della Tuscia esaurirebbe i propri volumi in sei mesi e quello di Civitavecchia addirittura in un mese”.
L’assessora Ziantoni, la Sindaca Raggi e l’amministratore unico di Ama Zaghis stanno in queste settimane sottolineando l’intenzione di avere a disposizione ulteriori due TMB, uno da costruire (nel 2024) e uno da acquistare (?).
Intanto i terzi privati ringraziano per gli enormi guadagni di questi lunghi 5 anni che hanno rappresentato maggiori costi per i romani rispetto alle tariffe regionali e maggiori ricavi per le imprese private del servizio di trattamento offerto.
“Per lo smaltimento – per effetto degli accordi raggiunti tra Ama, Regione Lazio e Roma Capitale – a partire da luglio e fino a fine dicembre i rifiuti romani andranno in 5 regioni diverse. Fino al decorrere di quegli accordi avrebbe dovuto funzionare il meccanismo delle ordinanze regionali che distribuivano l’indifferenziato di Roma tra le discariche di Viterbo e Civitavecchia e, per circa 1.400 tonnellate settimanali provenienti dai due Tmb di Malagrotta, presso l’impianto di Sogliano Ambiente in provincia di Forlì-Cesena“.
Ci risiamo come si legge da fonti di stampa Roma potrebbe accelerare l’iter per l’individuazione di una nuova discarica a Magliano Romano oggetto di una procedura di autorizzazione già avviata per inerti. E il cerchio dell’inferno ricomincia a girare, emergenza rifiuti, necessità di una discarica che da inerti diventa per rifiuti indifferenziati con l’opposizione della cittadinanza locale.
A luglio del 2021 sempre a seguito di una emergenza rifiuti romana la Sindaca Raggi di Roma e di Città metropolitana, ha annunciato l’arrivo di un’ordinanza urgente per chiedere la riapertura ad Albano Laziale della discarica di Roncigliano in corrispondenza del bacino VII, nonostante nel 2015 l’ARPA Lazio rilevò gravi criticità ed inquinamento ambientale della falda acquifera sottostante. La discarica attualmente è sotto gestione della società Ecoambiente s.r.l. (protocollo cmrc–2021–0109778) nata da Pontina Ambiente s.r.l., quest’ultima gravata da provvedimento interdittivo antimafia.
Chi ha autorizzato la discarica di Albano? Dopo l’ordinanza della Raggi la Regione Lazio ha 120 giorni per autorizzare o meno il conferimento in discarica di Albano Laziale.
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