Secondo l’ultimo censimento Istat del 2011 a Roma gli alloggi vuoti ammontavano a 118 mila unità, dopo qualche anno (2014) nella città di Roma il rapporto tra i provvedimenti di sfratto emessi e il numero delle famiglie residenti era di 1/246 per un totale di 8.264 sfratti soltanto nel 2014. Garantire il diritto ad una abitazione ad una famiglia in difficoltà è una azione politica doverosa per un paese avanzato come l’Italia.
Recuperare gli immobili vuoti privati disponibili per destinarli all’emergenza abitativa con canoni di affitto agevolati attraverso l’attivazione di un adeguato bonus casa a favore dei cittadini disagiati potrebbe essere una tra le tante soluzioni operative all’emergenza abitativa cittadina senza nel contempo consumare ulteriore suolo pubblico cioè l’esiguo capitale naturale disponibile della città.
Un comune virtuoso quindi dovrebbe porre idonee misure per incentivare i proprietari di case attualmente sfitte e vuote ad immetterle nel mercato a canoni magari agevolati per aiutare i cittadini in difficoltà la cui quota parte viene contribuita dal Comune (come trasferimento diretto al cittadino in difficoltà), usufruendo nel contempo i proprietari di sgravi fiscali comunali (se il proprietario non intende affittare una casa vuota si potrebbe ipotizzare una sovra tassa locale per mancato affitto). Si riuscirebbe a fare emergere gli affitti in nero, si contribuirebbe a risolvere il problema emergenza direttamente per i cittadini in difficoltà ma con una politica di gestione “flessibile” nel tempo legata al loro reddito e all’esigenza degli individui e dei loro nuclei familiari.
Tavola 1 – Il patrimonio abitativo di Roma Capitale[1], Anno 2011
Fonte: Elaborazioni su dati Istat open data
Le famiglie in affitto a Roma nel 2011 erano 241 mila rispetto alle 800 mila che hanno una casa in proprietà. Una priorità è contrastare con ogni mezzo il dannoso sistema degli affitti in nero. Con l’introduzione della cedolare secca al 21% di aliquota sul canone di locazione non è più giustificabile da parte dei proprietari non dichiarare al fisco un contratto di locazione. Tolleranza zero anche su questo aspetto soprattutto per i troppi canoni contrattualizzati che risultano ampiamente inferiori ai valori minimi di mercato eludendo il fisco.
Tavola 2 – Famiglie che occupano un alloggio [2], Anno 2011
Fonte: Elaborazioni su dati Istat open data
Recentemente con il piano regionale per l’emergenza abitativa la Regione Lazio[3] ha disposto di destinare al Programma per l’emergenza abitativa di Roma Capitale 1.216 alloggi: di cui 764 sono alloggi dell’A.T.E.R. del Comune di Roma[4]. Appartamenti da destinare a tre specifiche categorie:
1) nuclei familiari inseriti nella graduatoria per l’assegnazione di alloggi di E.R.P. di Roma Capitale;
2) nuclei familiari che alloggiano presso i Centri di Assistenza Alloggiativa Temporanea (CAAT) di Roma Capitale almeno dal 31 dicembre 2013“;
3) nuclei familiari che vivono in immobili pubblici o privati impropriamente adibiti ad abitazione alla data del 31 dicembre 2013.
Insomma dopo due anni manca l’identità dei cittadini selezionati per capire che è il solito slogan pre-elettorale se confrontiamo questi dati con il numero degli sfratti eseguiti 1.216 alloggi stanziati nel 2016 contro gli 8.264 sfratti emessi nel 2014. Se poi aggiungiamo l’ingente credito che Roma Capitale vanta nei confronti di Ater il problema diventa insostenibile perchè è la Regione Lazio che deve queste risorse economiche a Roma Capitale.
In definitiva su una sofferenza cittadina romana fotografata dal Ministero degli Interni nel 2014 con 21.253 sfratti (tra Provvedimenti di sfratto emessi, Richieste di esecuzione e Sfratti eseguiti) la Regione Lazio ha nel marzo 2016 (dopo due anni) posto rimedio accontentando il 5,7% degli sfrattati (soltanto 1.216 alloggi) quindi esigui gli alloggi destinati nel Programma per l’emergenza abitativa per Roma Capitale per sostenere di voler risolvere il problema emergenza abitativa.
Ribadisco che una politica di gestione “flessibile” legata all’Indicatore della Situazione Reddituale e all’Indicatore della Situazione Patrimoniale del cittadino e dei loro nuclei familiari sarebbe ottimale e di lungo periodo rispetto ad una politica statica basata sull’occupazione a vita di una abitazione pubblica.
Tavola 3 – Edifici a uso residenziale per anno di costruzione[5], Anno 2011
Fonte: Elaborazioni su dati Istat open data
A Roma bisognerebbe investire nell’edilizia residenziale il 60% degli edifici nel centro storico ad esempio sono stati costruiti prima del 1919, più del 20% di questi hanno uno stato di conservazione mediocre e andrebbero ristrutturati. Con un contributo statale e comunale dato direttamente alle famiglie si potrebbero rendere gli appartamenti sostenibili energeticamente (o attraverso il fotovoltaico condominiale, o attraverso un buon isolamento termico che comporta una riduzione dei costi di riscaldamento in inverno ed una efficace protezione dal calore in estate). Si potrebbe approfittare per coinvolgere le famiglie a riconsiderare le case come Case intelligenti (ad esempio DoorBot), automatiche e comodamente controllabili tramite i dispositivi mobili di “servizi Hi-tech” per soddisfare i bisogni di welfare legati all’istruzione, alle politiche sociali, alla mobilità, alla disabilità ecc. che sono il fulcro della qualità della vita degli individui.
Tavola 4 -Stato di conservazione degli edifici residenziali, Anno 2011
Fonte: Elaborazioni su dati Istat open data
Gli edifici ad uso produttivo a Roma sono, secondo il censimento Istat 2011, più di 36 mila unità con una maggiore concentrazione nel municipio X di Ostia/Acilia (10,6%), centro storico (10,2%), e nel municipio VI Roma delle torri (9,1%). Gli edifici e complessi di edifici non utilizzati a Roma sono 3.000 perché cadenti, in rovina o in costruzione di cui 516 edifici sono collocati a Roma delle Torri nel VI Municipio. Questi edifici se adeguatamente riqualificati potrebbero essere riutilizzati per fini sociali, culturali, ecc. ecc.
Tavola 5 – Edifici utilizzati e NON utilizzati ed edifici residenziali e ad uso produttivo, Anno 2011
Fonte: Elaborazioni su dati Istat open data
Note:
[1] Per abitazioni si intende un locale o un insieme di locali inseriti in un edificio e destinati stabilmente ad uso abitativo. Per altri tipi di alloggio si intende un alloggio non classificabile come abitazione che alla data del censimento costituisca la dimora di una o più persone. Superficie per occupante delle abitazioni (mq) (valori medi) è il rapporto tra la superficie (espressa in metri quadrati) delle abitazioni occupate da almeno una persona residente e il numero di persone residenti in abitazione.
[2] Per famiglie si intende l’insieme di persone legate da vincoli di matrimonio, parentela, affinità, adozione, tutela o da vincoli affettivi, coabitanti e aventi dimora abituale nello stesso comune.
[3] La Regione Lazio ha previsto anche un piano straordinario per l’emergenza abitativa per tutta la regione le cui risorse sono state reperite tra le residue competenze di cui al “Fondo Globale Regioni Edilizia Sovvenzionata” (ex Gescal) risultanti nel c/c n. 20128/128 presso la Cassa Depositi e Prestiti ed ammontanti ad Euro 257.726.466,10 di cui Euro 198.787.922,78 quale saldi giacenza di cassa come da situazione contabile trasmessa dalla CDP spa in data 30 Ottobre 2013 prot. n. U2030496/13; almeno l’ 80% delle risorse è da destinare all’attuazione del programma per l’emergenza abitativa per Roma capitale. Per rispondere alle emergenze abitative registrate da Roma Capitale con deliberazioni n. 206 del 16 maggio 2007, n. 124 del 13 aprile 2011 e con memoria di Giunta capitolina dell’11 giugno 2014, la Giunta Regionale attua un programma straordinario di interventi per l’emergenza abitativa, riservando un complesso di alloggi ai nuclei familiari presenti in immobili di proprietà pubblica o privata impropriamente adibiti ad abitazione per stato di estrema necessità. Il programma straordinario cessa il “30 giugno 2019.”
[4] Se consideriamo quanto ci costa mantenere tutte le sedi e il Presidente, il Consiglio di amministrazione, il Collegio dei revisori, il Comitato tecnico, il Comitato delle organizzazioni rappresentative degli inquilini e il Direttore generale di tutte queste società: a) Azienda territoriale per l’edilizia residenziale pubblica del Comune di Roma; b) Azienda territoriale per l’edilizia residenziale pubblica della Provincia di Roma; c) Azienda territoriale per l’edilizia residenziale pubblica della Provincia di Frosinone; d) Azienda territoriale per l’edilizia residenziale pubblica della Provincia di Latina; e) Azienda territoriale per l’edilizia residenziale pubblica della Provincia di Rieti; f) Azienda territoriale per l’edilizia residenziale pubblica della Provincia di Viterbo; g) Azienda territoriale per l’edilizia residenziale pubblica del comprensorio di Civitavecchia; possiamo ben comprendere quante risorse sono sottratte al problema dell’emergenza abitativa.
[5] Per edifici si intendono le costruzioni contenenti spazi stabilmente utilizzabili da persone per usi destinati all’abitazione e/o alla produzione di beni e servizi.
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