Leggi la mozione votata all’unanimità
Il movimento cinque stelle è contro i termovalorizzatori DA SEMPRE.
Nel Lazio, purtroppo, la gestione dei rifiuti è finalizzata alla ricapitalizzazione delle aziende che gestiscono impianti di TMV (Termovalorizzatori) WTE (waste to energy). La Regione Lazio (poichè saranno le singole Regioni a decidere dove costruire Termovalorizzatori) ha già preventivato con delibera di giunta n.572 del 2016, in osservanza della legge di stabilità 2015 e della riforma Madia, la cessione delle quote di Lazio Ambiente. Nella delibera si legge di una ricapitalizzazione della società funzionale alla cessione stessa delle quote e a questo va aggiunto che gli inceneritori saranno poi oggetto di revamping (l’aumento di capitale per il revamping sarebbe solo di 3,5 milioni di euro per la società LAZIO AMBIENTE, rispetto ai 5,8 milioni di euro per quello richiesto alla società EP SISTEMI S.p.A., (40% di proprietà AMA): le autorizzazioni all’esercizio saranno successivamente adeguate al famoso massimo carico termico possibile come previsto dallo Sbloccaitalia permettendogli di bruciare più rifiuti.
La Giunta regionale del Lazio, con la deliberazione n. 572 del 4 ottobre 2016, ha approvato l’operazione di cessione totale delle quote detenute dalla Regione Lazio in Lazio Ambiente S.p.A. e nella controllata EP Sistemi S.p.A, in sostituzione del percorso inizialmente indicato nel Piano operativo di razionalizzazione di cui al decreto del Presidente n. T00060/2015, quale migliore azione da intraprendere in termini di fattibilità tecnica, di coerenza con il piano di razionalizzazione, di prospettiva industriale nonché di effetti economici.
Il 31 gennaio 2017 con deliberazione n° 35 la giunta regionale delibera le Linee strategiche per la dismissione delle quote azionarie detenute dalla Regione Lazio in Lazio Ambiente S.p.A. e nella controllata E.P. Sistemi S.p.A.., in attuazione del Piano operativo di razionalizzazione delle partecipazioni societarie possedute dalla Regione Lazio. Il citato Piano operativo di razionalizzazione delle società partecipate detenute dalla Regione Lazio, ha previsto, con riguardo alle società operanti nel settore ambientale (dei rifiuti), l’avvio di un processo di aggregazione con un altro operatore del settore e la successiva cessione delle quote regionali ai comuni del territorio di riferimento.
Un pò di storia…..
Nel 1986 viene costituita la EP SISTEMI S.p.A., (60% Lazio Ambiente e 40% AMA) una società per azioni che opera nel settore dei rifiuti e dell’energia. E’ proprietaria di un impianto di termovalorizzazione WTE sito nel comune di Colleferro, l’impianto ha richiesto un investimento iniziale di circa 67 milioni di euro.
“Attraverso le società controllate Mobilservice srl e E.P. Sistemi Spa, il Consorzio GAIA gestiva due impianti di termovalorizzazione. La Mobil Service, controllata al 100% da Gaia, si occupava dell’impianto entrato in funzione a gennaio 2003, la E.P. Sistemi – controllata al 60% da Gaia e al 40% da Acea – gestiva un impianto speculare a quello della Mobilservice entrato in funzione nel giugno successivo. La gestione dei due impianti era a sua volta svolta da Gaiagest, controllata al 95% dal Consorzio, che controllava anche il 95% del capitale sociale della Fiuggiterme, operante nel campo dei servizi dell’attività termale, turistico, congressuale, sanitario e sportivo del Comune di Fiuggi”. L’impianto è stato aperto nel 2003 e nel 2007 GAIA, socia al 60% di EP Sistemi, entra in Amministrazione straordinaria. Gaia, con sede a Colleferro, gestiva la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti di 48 Comuni delle province di Roma e Frosinone, servendo un territorio di 450 mila abitanti e impiegando 1.300 persone.
GAIA, come AMA, ha garantito i mutui contratti da EP Sistemi con gli Istituti di credito. EP Sistemi già nel 2014 era in grossa difficoltà, ma è una società strategica per la Regione Lazio e per Lazio Ambiente.
L’attività della società EP SISTEMI ha per oggetto la gestione di un impianto di termovalorizzazione in grado di produrre energia elettrica attraverso la combustione del CDR (Combustibile Derivato dai Rifiuti). Recentemente, con il drastico abbassamento del prezzo di mercato dell’energia elettrica, la fuoriuscita degli incentivi CIP 6 (terminati nel 2015) e la perdita di efficienza dell’impianto[1] con ingenti costi di manutenzione si è registrata una perdita di esercizio di 7 milioni di euro nel 2015 per la società.
A decorrere dal mese di ottobre 2015 (al momento cioè dell’acquisto della quota del 60% di proprietà del Consorzio GAIA da parte di Lazio Ambiente) la gestione dell’impianto TMV è affidata, tramite contratto di service, alla socia di maggioranza cioè Lazio Ambiente[2]. AMA invece continua a detenere il 40% del capitale sociale (pari a 8.437.720 di euro), nel frattempo il Consorzio GAIA è stato dichiarato in stato di insolvenza.
EP Sistemi già nel 2014 era in grossa difficoltà, l’impianto è stato aperto nel 2003 e nel 2007 GAIA, socia al 60% di EP SISTEMI, entra in Amministrazione straordinaria. A ottobre 2015 l’amministratore straordinario di GAIA vende la quota del 60% del capitale in EP SISTEMI, che viene acquistato da Lazio Ambiente, che diventa anche gestore dell’impianto. Lazio Ambiente, pertanto si trova ad essere contemporaneamente socia di maggioranza di EP SISTEMI e gestore dell’impianto.
La società Lazio Ambiente ha acquistato la quota del 60% dal Consorzio GAIA quando quest’ultimo si trovava in Amministrazione Straordinaria nel 2015. Purtroppo, online non è stato possibile trovare la relazione secondo l’art. 61 D. Lgs. 270/1999 del Commissario del Consorzio GAIA, dott. Andrea Lolli da cui dovrebbero evincersi elementi utili sulla vendita delle quote azionarie di EP Sistemi. Più che altro, in base a quanto riportato nel suo bilancio al 2015 Lazio Ambiente era chiaramente a conoscenza della perdita della società. Come pensava di far fronte a tutte le problematiche?
Per la gestione dell’impianto nel 2015, Lazio Ambiente (socio) decide di retribuire Lazio Ambiente (contratto di Service) per oltre 2 milioni di euro. L’azionista di minoranza AMA, che è l’unica che ha prestato fideiussione per 11 milioni di euro con la Banca, sta a guardare e non ricava nemmeno un centesimo di euro da EP SISTEMI che chiude invece con una perdita di 7 milioni di euro (dove stavano gli amministratori dell’epoca???).
Non è disponibile il contratto relativo a detta “gestione”, ma dall’esame dei documenti contabili di EP Sistemi non sembra propriamente un contratto di service riferito alla fornitura di personale.
In data 12-12-2016 AMA S.p.A. ha adottato con determinazione n°57 del 2016 la ricapitalizzazione della società EP SISTEMI Spa per un valore complessivo di 5,833 milioni di euro, di cui 2,334 milioni di euro come quota parte (40%) a carico di AMA S.p.A. a titolo di investimento in immobilizzazioni finanziarie – partecipazioni in società collegate.
Perché allora si decide di ricapitalizzare una società che difficilmente potrà fare utili in futuro? A chi interessa la sopravvivenza di questi inceneritori a Colleferro? Nella gestione capitolina di Marino si ipotizzava un progetto AMA-ACEA per la gestione di tutto il ciclo dei rifiuti.
Considerato che nelle Linee programmatiche 2016-2021 per il Governo di Roma Capitale della Sindaca Virginia Raggi approvate con deliberazione di giunta (DAC n° 9 del 3 agosto 2016) cita che “la politica per la gestione dei rifiuti urbani a Roma Capitale poggerà sui primi tre passi della gerarchia europea: riduzione – riuso – recupero di materia. Sarà prevista, inoltre, l’apertura di centri di riparazione e riuso, in grado di estendere la vita utile dei prodotti di consumo, attraverso la realizzazione di accordi con reti e associazioni esistenti nel settore dell’usato”.
Il movimento cinque stelle quindi a Roma vuole riconvertire l’impianto di termovalorizzatore della Società EP SISTEMI Spa di Colleferro in una fabbrica dei materiali come luogo del riuso. Roma vuole considerare i rifiuti come materiali post consumo.
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BILANCIO EP SISTEMI
Nel bilancio 2015 di EP Sistemi risultano decisamente anomali i costi allocati nel conto economico alla voce “servizi” (€ 4.834.526) e “materie prime” (€ 899.706), oltre ai debiti (nello stato patrimoniale) verso “fornitori” (€ 2.068.635).
Ed infatti, i costi per “servizi”, se riferiti, come si può ragionevolmente ritenere, al costo sostenuto da EP SISTEMI per il contratto di “service”, pur con la precisazione di contestazione di 1.276.379 di euro nei confronti di fatture emesse da Lazio Impianti, appaiono un pò alti se i costi per materie prime e i debiti verso i fornitori sono assunti direttamente da EP SISTEMI (nella nota integrativa al bilancio non viene indicato nulla in merito a detti servizi – nel 2014 invece erano 6.294.387 di euro).
Esaminando il bilancio è presente una riduzione importante dei ricavi, passati da 9 milioni di euro nel 2014 a 5 milioni di euro nel 2015, ma, dal documento emergono ulteriori profili di criticità nella gestione, che non sembra presentarsi come “oculata”. Esaminando i costi, infatti, si rileva l’alto importo dei costi per “servizi”: ben 4.834.526 di euro. Tali costi dovrebbero essere riferiti al contratto di service in essere fino a ottobre 2015 con altra società e, a decorrere da quella data, con Lazio Ambiente S.p.A..
Ma qui emerge una anomalia dall’analisi dei dati contabili.
Sappiamo dal bilancio di Lazio Ambiente che per tale servizio la stessa ha percepito la somma di 2.028.814 euro (escluse pertanto le fatture non ancora pagate). L’anomalia riguarda il fatto che, ciò posto, Lazio Ambiente in soli due mesi di gestione, ha percepito praticamente la stessa cifra dell’altra società che aveva avuto, invece, la gestione per ben 10 mesi. E a fronte di una così pesante riduzione dei ricavi, i costi sono praticamente rimasti invariati, con costi complessivi della produzione addirittura aumentati (10,8 milioni di euro nel 2015 a fronte di 9,3 milioni di euro nel 2014). Come si può notare dalla tabella seguente, ci sono i costi “reali” (soldi spesi sul serio) e quelli contabili. I reali sono le voci 6-7-8 e 14 (totale 6.252.000 di euro) e poi ci sono i costi contabili, che sono gli ammortamenti e gli accantonamenti. I costi “reali” è vero che sono diminuiti, perché nel 2014 erano 7.630.437 di euro, ma non sono diminuiti in proporzione al fatturato, perché? E comunque i costi totali (comprensivi anche delle quote di ammortamento), risultano aumentate. Il disavanzo è enorme (- 5,8 milioni di euro).
Per quanto riguarda i crediti, è da segnalare una drastica riduzione, con un totale crediti ridotto a 7,1 milioni di euro nel 2015 (erano 12,4 milioni di euro nel 2014). Nello specifico, emerge il credito indicato in bilancio nei confronti di Lazio Ambiente, pari ad 1.343.342 di euro, non riscontrato nel bilancio della società controllante e derivante, principalmente, da una riferita sovraffatturazione operata dalla stessa.
Per quanto riguarda i crediti nei confronti di AMA, evidenziando che anche nel bilancio di AMA viene dato atto della riduzione, vi è da precisare che, però, in entrambi i bilanci non vi è alcuna menzione del motivo di tale riduzione (pagamento? note di credito? svalutazione crediti?). Purtroppo non è dato sapere!
Degna di nota appare la voce crediti verso clienti, passata da 6.233.140 di euro a 3.639.607 di euro, ma anche relativamente a questa non viene data specificazione dei motivi di riduzione. Dall’altra parte, si è avuta una impennata dei debiti, passati da 31,7 milioni di euro a 35,5 milioni nel 2015. Tra questi figura il debito nei confronti della controllante Lazio Ambiente (1,2 milioni di euro) e un pesante debito tributario (1,4 milioni di euro). Da evidenziare i 30 milioni di euro di debiti nei confronti delle banche per mutui residui, di cui 11 milioni garantiti da AMA S.p.A..
Sono ancora pendenti 30 milioni di euro derivanti dal finanziamento iniziale per la costruzione dell’impianto. Se oggi l’impianto è talmente vetusto da necessitare una riparazione strutturale con costi superiori ai 5 milioni di euro, è evidente che, all’inizio, qualcuno ha sbagliato nel concordare il piano di ammortamento delle rate di mutuo. L’impianto è entrato in crisi nel 2011 (anno in cui la società ha smesso di pagare le rate di mutuo in conto capitale, corrispondendo solo gli interessi), ma vi è da precisare che lo stesso è stato completato ed è entrato in funzione solo nel 2003: oltre 60 milioni di euro per un bene che ha finito il proprio ciclo vitale in meno di 10 anni! Andrebbero chiaramente effettuate verifiche sull’effettività del conferimento delle somme nella realizzazione dell’opera e, eventualmente, sui progetti originari in quanto, se fosse confermato, appare decisamente improbabile che qualcuno possa essere interessato all’acquisto di una società con una redditività così bassa (se fossi nei panni dell’AD di ACEA ci penserei moltissimo a investire in questi inceneritori!).
BILANCIO LAZIO AMBIENTE
L’investimento fatto da Lazio Ambiente nell’acquisto delle azioni di una società con forti perdite (prezzo di acquisto 2.817.782 di euro- pag. 23 nota integrativa al bilancio 2015 di Lazio Ambiente) viene riportata in bilancio ad un valore inferiore (1.957.964) pari al 60% del patrimonio netto ricalcolato, ha comunque portato una entrata per la socia maggioritaria cioè LAZIO AMBIENTE di almeno 1.276.379 di euro solo nel 2015. Lazio Ambiente S.p.A., ha chiuso il bilancio 2015 con pesanti perdite (13 milioni di euro)[3].
Lazio Ambiente aveva consegnato una fidejussione di 3.000.000 di euro emessa dalla BCC Roma, che poi risulta restituita nel 2015 a fronte dell’adempimento di Lazio Ambiente. Le valutazioni complete delle partecipazioni vengono comunque riportate alla pag. 23 della nota integrativa del bilancio. A fronte di queste considerazioni, la valutazione della partecipazione è stata quantificata come segue:
anche la valutazione della quota di Lazio Ambiente S.p.A. appare sopravvalutata, considerando che la società era ben consapevole, come AMA S.p.A., del carattere strutturale della perdita.
Ed infatti, a tale riguardo si precisa che la Regione Lazio, con delibera n. 572/2016, dando mandato per l’approvazione del bilancio 2015 di Lazio Ambiente, ha deliberato altresì l’aumento di capitale nella stessa comprendente altresì le somme per un aumento di capitale di EP SISTEMI di 3,5 milioni di euro, così come precisato nella precedente delibera n. 495/2016 in cui veniva precisato che tale somma sarebbe stata destinata al “revamping” del termovalorizzatore di EP Sistemi.
Altresì degna di menzione appare l’operazione finanziaria in base alla quale la Regione Lazio avrebbe conferito a Lazio Ambiente la somma necessaria per l’acquisizione della quota del 60% del capitale di EP SISTEMI.
In particolare, alla pag. 37 della nota integrativa risulta riportato che la Regione Lazio avrebbe ceduto a Lazio Ambiente un credito in prededuzione vantato nei confronti di Agensel srl in A.S. di 3.314.539 euro. Il prezzo della cessione sarebbe stato concordato in 2.917.000 euro, che però sarebbe rimasto in Lazio Ambiente a titolo di versamento in conto capitale della Regione Lazio. Probabilmente tale operazione ha evitato l’esborso della somma di 2.917.000 euro da parte della Regione Lazio, ma ciò, in concreto, ha comportato la perdita, per la collettività, della differenza di valore, pari a 400.000 euro.
Ciò che non viene rilevato nella nota integrativa al bilancio 2015 riguarda il rapporto di service esistente tra Lazio AMBIENTE e EP SISTEMI. Perché? Tale rapporto risulta instaurato al momento dell’acquisto della partecipazione (23 ottobre 2015) e riguarda la gestione del termovalorizzatore di proprietà di EP SISTEMI. Unica voce riferita presumibilmente a tale rapporto è quella “crediti verso controllate”, laddove si riporta, senza però alcuna spiegazione in merito al titolo, l’importo complessivo di 974.508 euro.
Dal bilancio di Lazio Ambiente nulla emerge in merito all’incassato.
In realtà, i rapporti economici tra le due società per il contratto di service, vengono analiticamente riportati nella relazione sulla gestione 2015 dell’Amministratore di Lazio Ambiente (pag. 15): in cui si riportano Ricavi: € 2.028.814; Crediti: € 1.142.008; Debiti di Lazio Ambiente vs. EP Sistemi: 90.106; Costi sostenuti da Lazio Ambiente (non specificati) : € 1.896.088.
E Lazio Ambiente dopo aver incassato ricavi per 2.028.814 di euro nel 2015 sarebbe disponibile a fare l’aumento di capitale per 3,5 milioni di euro. MICA MALE!
In questa situazione, il danno per AMA è evidente, laddove la stessa non ha tratto alcun vantaggio economico dalla partecipazione in EP Sistemi perchè ad oggi si trova nella posizione di dover ripianare una voragine creata da altri. Intanto i cittadini romani pagano il danno economico.
Nel 2016, è chiara quindi la gestione fallimentare della società EP Sistemi. Lazio Ambiente si dichiara disponibile a fare l’aumento di capitale richiesto (ha avuto ricavi per 2.028.814 di euro nel 2015, dopo aver ricevuto crediti per un milione di euro ed è disponibile a restituirli con l’aggiunta di 300.000 euro rischio minimo evidente). I costi per il service per il periodo 2014-2015 sono pari alla totale esposizione debitoria di EP Sistemi nei confronti dell’Istituto di Credito Banca Intesa, in relazione alla quale AMA ha prestato fideiussione totale. Tra l’altro, esaminando il bilancio 2015 di Lazio Ambiente, non risulta alcuna nuova assunzione di personale nel 2015: il service con EP Sistemi sarebbe stato, pertanto, svolto, con allocazione di personale già in forza in Lazio Ambiente. Non è scritto nemmeno chi dovrebbe gestire l’impianto a seguito dell’approvazione del piano industriale.
Il problema è in capo ad AMA che al contrario di Lazio Ambiente non ha ricavato utili nel 2015 ed attualmente, si trova ad avere la quota del 40% di una società con una perdita di 7 milioni di euro. Inoltre ci sono le garanzie prestate da AMA in favore di EP SISTEMI che ammontano a circa 11 milioni di euro che, in caso di insolvenza di EP SISTEMI, dovranno essere soddisfatte da AMA. La Regione Lazio ha già in corso la procedura per la cessione delle quote di Lazio Ambiente (deliberazione n° 35) in osservanza della legge di stabilità 2015 e della riforma Madia.
Sembrerebbe quasi che il drastico declino della EP Sistemi sia stato pianificato ad arte appositamente per diminuire il valore delle azioni, tale da consentire una cessione di favore per realizzare il progetto ACEA. Altra società unica che dà utili a Roma Capitale. A luglio 2016, infatti, i francesi di Gdf Suez e il gruppo Caltagirone annunciano uno scambio di partecipazioni destinato a cambiare volto all’azionariato di Acea, controllata al 51 per cento dal Comune. Gdf Suez è pronta ad acquisire dall’imprenditore romano il 10 per cento del capitale, per salire al 23,3 e diventare così il primo azionista privato dell’azienda quotata in Borsa. L’operazione vale 300 milioni di euro. Al colosso transalpino, presente in 70 Paesi e con 15 miliardi di fatturato all’attivo, non interessano però solo acqua ed energia. I francesi in realtà puntano dritto al business della spazzatura.
Riguardo ad AMA, quest’ultima ha errato la valutazione della propria quota di partecipazione in EP Sistemi. Il 23 ottobre 2015 l’assemblea degli azionisti ha approvato il bilancio dell’esercizio chiuso al 31 dicembre 2014, riportando a nuovo la perdita conseguita di euro 1.676.377 euro. L’organo amministrativo della società ha predisposto una situazione economico- patrimoniale previsionale riferita alla data del 30 dicembre 2015 che, a causa del prolungato fermo impianto che ha caratterizzato l’esercizio 2015, evidenzia una perdita stimata di euro 3.990.828 costituendosi di fatto i presupposti di quanto previsto dall’art 2446 del codice civile. Per ripristinare le condizioni di equilibrio economico-finanziario nel medio/lungo periodo, gli amministratori hanno predisposto una prima bozza del “Piano Economico Previsionale 2016-2023”, nel quale sono previsti, tra l’altro, investimenti per in light rewamping dell’impianto di termovalorizzazione, quantificati in 5 milioni di euro, finalizzati al miglioramento delle condizioni di esercizio e delle performances in termini di riduzione dei periodi di “fermo impianto” e conseguente aumento della quantità di CDR trattata e di energia prodotta. In attesa delle formalizzazioni necessarie previste dal citato articolo 2446 codice civile, degli esiti del commissionando audit circa lo stato di vetustà dell’impianto e del valore degli investimenti necessari per ripristinarne la funzionalità continuativa ed in attesa dell’espressione della volontà dei soci in assemblea, il bilancio al 31 dicembre 2015 di EP SISTEMI è chiuso in perdita.”Ma nonostante le precisazioni contenute nella nota integrativa, la valutazione della quota nel bilancio di AMA è rimasta pari a quella del 2014: 4.757.478 di euro.
A tale riguardo si ritiene che detta quota di più di 4 milioni di euro avrebbe dovuto essere invece interamente svalutata (come ha fatto Lazio Ambiente che viene riportata in bilancio ad un valore inferiore 1.957.964 ) in ossequio ai principi contabili vigenti, in quanto la perdita sviluppata nel 2015, già nota ad AMA anche se non nella completa quantificazione, rendeva evidente che nel corso dell’anno vi era stata una perdita tale da intaccare strutturalmente la consistenza patrimoniale e che non sarebbe stata possibile una ripresa se non tramite un intervento esterno di ricapitalizzazione. Ciò che stupisce è che il Collegio Sindacale ha effettuato rilievi molto blandi in proposito, e addirittura nessun rilievo è stato fatto dalla società di revisione.
In particolare, l’unico appunto mosso dal Collegio Sindacale ha riguardato la necessità di prendere provvedimenti in relazione a EP Sistemi, in considerazione delle fidejussioni (per 11 milioni di euro) ancora pendenti in capo ad AMA.
In conclusione questa analisi del TRIO dell’impianto di termovalorizzazione WTE EP SISTEMI-AMA-LAZIO AMBIENTE fa emergere un quadro di redazione dei bilanci contabili veramente inquietante, spero che la Corte dei conti indagherà sui bilanci di queste società. Allora ci si domanda ma nella relazione della società di revisione, che AMA ha anche pagato (570 mila euro) per il servizio richiesto, cosa ha certificato riguardo EP SISTEMI?
Note:
[1] Che ha causato frequenti giornate di fermo impianto infatti le due linee di incenerimento di Colleferro: una di Lazio Ambiente-una di EP Sistemi, precedentemente gestita da Mobilservice Srl, sono state fuori servizio 219 e 260 giorni durante l’ultimo anno.
[2] In data 2 agosto 2007 il ministero dello sviluppo economico nominava il commissario per la gestione della procedura di amministrazione straordinaria del consorzio Gaia, decretata ai sensi del decreto legge n. 347 del 23 dicembre 2003, convertito in legge 39/2004. L’ammissione a tale procedura interessò anche altre società appartenenti al gruppo Gaia, tra cui Mobilservice, con esclusione di E.P. Sistemi. Al termine di un iter amministrativo molto complesso, con legge regionale del 13 luglio 2011, la Regione Lazio ha costituto la società Lazio Ambiente S.p.A. avente come oggetto sociale l’acquisto degli asset e delle attività del Gruppo Gaia che sono state valutate attraverso una due diligence da parte di rappresentanti della Regione, di Lazio Ambiente e dei loro advisor. Il passaggio delle quote del 60% di proprietà del Consorzio Gaia alla Lazio Ambiente S.p.A. si è perfezionato con atto notarile in data 23 ottobre 2015.
[3] Il primo riferimento all’acquisizione della partecipazione in EP SISTEMI si ha alla pag. 12 della nota integrativa, laddove viene riportato il compenso conferito all’advisor per la sua attività professionale (€ 25.000) e il costo per la redazione degli addendum al piano industriale (€ 77.520), entrambe le attività richieste dall’azionista unico (Regione Lazio) per procedere all’acquisizione. Un secondo riferimento viene effettuato alla pag. 18, laddove viene precisato che l’acquisizione della partecipazione in EP SISTEMI è rientrata in un più ampio rapporto contrattuale intervenuto con il Gruppo GAIA in Amministrazione Straordinaria, laddove Lazio Ambiente S.p.A. si era impegnata ad acquisire i rami di azienda delle società consorziate e ad acquistare le quote in EP Sistemi.
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