Un indicatore degli squilibri macroeconomici nell’UE

articolo pubblicato su Economiaepolitica.it

Il monitoraggio degli squilibri macroeconomici è uno degli strumenti di sorveglianza per il coordinamento delle politiche economiche affidati alla Commissione europea dopo la crisi finanziaria del 2008[1]. Secondo la definizione adottata, uno squilibrio è ogni tendenza che possa determinare sviluppi macroeconomici che hanno, o potrebbero avere, effetti negativi sul corretto funzionamento dell’economia di uno Stato membro, dell’Unione economica e monetaria o dell’intera Unione. Se lo squilibrio diventa eccessivo può mettere a repentaglio il corretto funzionamento dell’Unione economica o monetaria. Continua a leggere

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Previsioni del MEF: dalla fantasia del tendenziale al libro delle favole del programmatico

articolo pubblicato su ilfattoquotidiano.it 

Gli interventi previsti nella Legge di Stabilità sono utili a chiarire i contenuti della Nota di aggiornamento al Def  presentata lo scorso primo ottobre e rettificata con la Relazione di variazione del 28 ottobre.

Gli scenari presentati nel documento sono distinti tra il quadro tendenziale, che incorpora le previsioni di finanza pubblica a legislazione vigente, e quello programmatico, che sconta gli effetti delle misure di finanza pubblica che il Governo intende adottare con il disegno di legge di stabilità. Il 2014, che è risultato peggiore delle aspettative, dovrebbe chiudersi, salvo revisioni, con una diminuzione del Pil reale dello 0,3% (terzo anno consecutivo con il segno negativo), un rapporto deficit/Pil al -3% e il debito/Pil al 131,7% . Continua a leggere

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Il deficit sanitario nella Regione Lazio

articolo pubblicato su ilfattoquotidiano.it 

La sanità rappresenta una delle voci più rilevanti della spesa pubblica. Nel 2012, la spesa del Servizio Sanitario Nazionale, circa 113 miliardi di euro, è risultata pari al 7,3% del Pil[1] secondo la stima della Corte dei Conti, più precisamente 1.903 euro pro capite[2].

Nel 2012 a livello nazionale, si è registrato una perdita di esercizio per 1,26 miliardi di euro (tavola 1) ma in termini di disavanzo sanitario ne registriamo soltanto 906 milioni di euro, per effetto dei fondi inutilizzati degli esercizi precedenti[3]. Continua a leggere

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Come cambia dal 2013 il finanziamento del settore sanitario pubblico

Fino all’anno 2012, a seguito della predeterminazione in sede di legge di stabilità e in accordo con le regioni del livello complessivo del finanziamento del SSN, la ripartizione del finanziamento tra le regioni è stata effettuata sulla base della popolazione residente pesata, con pesi che tengono conto del profilo dei consumi sanitari della popolazione residente, suddivisa per classi di età e sesso (legge n°662 del 1996 articolo 1 comma 34).

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La ripartizione del fondo sanitario della Regione Lazio nel 2012

Fino al 2012 il percorso di riparto del FSN è stato composto di due distinti momenti: in una prima fase sono stati identificati i singoli livelli (LEA) da finanziare e le quote di FSN assegnate ad ogni livello, in un secondo momento sono stati definiti i criteri (ed i relativi pesi) da applicare alla numerosità della popolazione per ogni livello di assistenza.images

Il meccanismo generale di riparto prende il nome di “quota capitaria pesata” ed è costituito da un insieme di regole che si applicano alla popolazione delle regioni.

La numerosità della popolazione residente è il principio guida del riparto, ma tale valore, per i diversi livelli essenziali di assistenza (LEA), viene modulato (pesato) di volta in volta in funzione degli accordi che intercorrono tra le regioni stesse. Continua a leggere

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Gli swap escono dal deficit e salvano l’ITALIA

logo swappubblicato su Molto si è detto sul miglioramento dei conti pubblici per effetto della rivalutazione del PIL  (investimenti in ricerca e sviluppo, economia illegale ecc.) poco si è parlato, però della contestuale riduzione della spesa per interessi, dovuta in gran parte all’esclusione dei contratti di swap e di forward rate agreement (FRA), e del suo impatto sul calcolo dell’indebitamento netto.

Secondo il Sec 2010i flussi monetari derivanti da operazioni di swap di qualunque tipo non sono considerati interessi da registrare come redditi da capitale, bensì sono registrati nel conto finanziario come operazioni inerenti a strumenti finanziari derivati”. Lo stesso discorso vale per i Forward Rate Agreement.
Anche la precedente versione dei conti nazionali (SEC1995), prevedeva lo stesso trattamento per i contratti swap. Però, con il Regolamento CE 2558/2001 era stata aggiunta una specifica Definizione del disavanzo pubblico ai fini della procedura per i disavanzi eccessivi (PDE) che prevedeva l’inclusione dei flussi di pagamento di interessi risultanti da contratti di swap e di forward rate agreement. Continua a leggere

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Spending review ma non per tutti i dipendenti pubblici

Si sostiene che il premier Renzi e il ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione, Marianna Madia, hanno voluto precisare che il prolungamento dello stop agli stipendi degli statali era già previsto dal Def, il documento di programmazione economica e finanziaria. Quindi si potrebbe pensare nulla di nuovo all’orizzonte già pianificato da tempo. Ma sappiamo bene che il MEF ha già sottolineato che nel  DEF non c’è nessun riferimento a ipotesi di blocco dei rinnovi contrattuali perchè le previsioni contenute nel DEF sono elaborate sulla base della legislazione vigente; allora perché questa inopportuna precisazione?

Sarebbe bene ricordare al premier e al ministro che lo stop agli stipendi pubblici non è uguale per tutti i dipendenti. Dal sito lavoce.info possiamo leggere che “abbiamo circa 48.000 dirigenti pubblici con una retribuzione media di 79.100 € (3.600 euro netti mensili, ma i dirigenti apicali superano i 5.000 euro); il loro costo è quindi di circa 3,8 miliardi annui per le casse pubbliche, dei quali il 20 per cento circa (cioè 760 milioni annui) rappresentati dalla cosiddetta retribuzione di risultato. Che cosa è la retribuzione di risultato? Continua a leggere

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Perché lanciare ufficialmente il Progetto nazionale “ADOTTA UNA ASL”. Ecco i primi esiti

La trasparenza nel settore sanitario è risultata un miraggio in base alla ricognizione fatta il 4 febbraio 2014 su ASL e Ospedali del Lazio. Per questo il tavolo sanità del Lazio del M5S  a febbraio 2014 ha lanciato il progetto ADOTTA UNA ASL  per rafforzare il rispetto della legge sulla trasparenza da parte del sistema sanitario laziale.Tra i punti affrontati nella riunione del 30 maggio 2014 fatta con gli attivisti del tavolo sanità della Regione Lazio si è deciso di iniziare a monitorare alcune tematiche importanti in cui si pensi si annidano fenomeni di corruzione. Si è data priorità alle tematiche: opere pubbliche, consulenti e collaboratori, liste di attese e in aggiunta  beni immobili e gestione del patrimonio. Continua a leggere

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Progetto nazionale “Adotta una ASL”

Come sappiamo la trasparenza è una  delle “stelle” del programma del movimento cinque stelle  (trasparenza -> legalità -> lotta alla corruzione -> lotta all’evasione fiscale, recupero di miliardi di risorse l’anno !!). Le linee generali della recente normativa in tema di prevenzione della corruzione (L. 190/2012) e di trasparenza e integrità delle pubbliche amministrazioni (D.Lgs 33/2013) e la circolare attuativa hanno imposto ad ogni amministrazione (comprese le società controllate, partecipate, etc.)  di pubblicare una notevole quantità di dati e informazioni sui loro siti web, in un’apposita sezione ben evidenziata e denominata “Amministrazione Trasparente” , come elencati nel Decreto 33 (bilanci, compensi dei dipendenti e dei consulenti, piani regolatori, piani anticorruzione, ecc..). Continua a leggere

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Il debito pubblico sovrano e i suoi interessi

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Ormai siamo tutti concordi che bisogna intervenire sulla crescita insostenibile del debito pubblico. “Con un rapporto debito pubblico/PIL che supera il 130% e un piano di ammortamento del debito particolarmente pesante, l’Italia rimane esposta ai cambiamenti improvvisi dell’umore dei mercati finanziari. La priorità è quindi la riduzione ampia e prolungata del debito pubblico”. OECD

Per fare questo in Europa si è giunti alla regola ormai nota in materia di sostenibilità del debito pubblico, che impone ai Paesi che hanno un debito pubblico superiore al 60% del PIL, di rientrare entro tale soglia nel giro di 20 anni, riducendo il debito di un ventesimo dell’eccedenza di ogni anno. Inoltre nella valutazione del rispetto della regola del debito si tiene conto anche dell’influenza del ciclo economico. Ma in nessuno caso si pone un limite al tasso di interesse che ciascun paese deve pagare sul debito contratto, il tutto si lascia al libero mercato (ma si fa per dire!) anzi soprattutto nelle mani degli speculatori finanziari. Continua a leggere

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