Germania batte Italia – Quantitative Easing

I popoli europei nel creare tra loro un’unione sempre più stretta hanno deciso di condividere un futuro di pace fondato su valori comuni ma l’Europa disegnata ai quei tempi ha accresciuto la crisi dei paesi che ne hanno fatto parte. Mettendo insieme paesi con differenziali di crescita e di produttività diversi, con i quali si pensava si sarebbero aggiustati tramite le fluttuazioni dei tassi di cambio, ha costretto i membri dell’Eurozona a giungere all’equilibrio con più disoccupazione e tagli alla spesa pubblica.

I paesi dell’Euro sono stati impegnati, nel corso di questi anni, a rispettare il Patto di stabilità e crescita inseguendo un rapporto deficit/PIL inferiore al 3% e un rapporto debito/PIL che non superasse il 60%, senza preoccuparsi eccessivamente se ciò avesse comportato maggiori squilibri tra paesi. Continua a leggere

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Il Patrimonio di Roma Capitale quando rende?

Leggi l‘analisi e la proposta di delibera di indirizzo su valorizzazione del patrimonio immobiliare e sulla capacità di riscossione delle entrate di Roma Capitale bocciata

Il patrimonio immobiliare di Roma Capitale si compone in categorie giuridiche inventariali secondo tre gradi di dettaglio quali: il demanio comunale, il patrimonio indisponibile e quello disponibile.Fonte: Comune di Roma, amministrazione trasparente, Beni immobili e gestione patrimonio

Le immobilizzazioni materiali contenute nel rendiconto 2017 sono distinte in beni demaniali e beni patrimoniali disponibili e indisponibili. Il valore al 31-12-2017 delle immobilizzazioni materiali riportato nello stato patrimoniale di Roma Capitale ammonta a più di 13 miliardi di euro. Continua a leggere

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Indicatori e risorse finanziarie dei Municipi di Roma Capitale

Leggi l‘analisi e la proposta di delibera di indirizzo per implementare l’utilizzo di indicatori in fase di bilancio per assegnare e redistribuire in maniera oggettiva le risorse finanziarie ai Municipi di Roma Capitale. Esito votazione Bocciata

L’analisi dell‟allocazione delle risorse all‟interno dei singoli municipi è necessaria, soprattutto in un’ottica di decentramento amministrativo, per conseguire un risultato generale di razionalizzazione e di efficientamento della spesa. I municipi, dopo l’approvazione nel 2014 del piano di rientro (articolo 16 legge 2 maggio 2014, n. 68) per Roma Capitale, avrebbero dovuto dare indicazioni dettagliate rispetto ai fabbisogni economici legati a fondi insufficienti per l’erogazione dei vari servizi cui i Municipi sono chiamati a provvedere. I fondi dovrebbero essere distribuiti, nel rispetto del piano di rientro, in maniera equa e rispettando le esigenze di ogni Municipio, in base a criteri ben precisi che tengano conto, utilizzando gli indicatori di riferimento, dell’estensione territoriale, della densità di popolazione, delle caratteristiche demografiche, sociali, economiche dei suoi abitanti.In quest’ottica le strutture territoriali di Roma Capitale sono passati da 19 a 15[1]. La Giunta Capitolina[2], ha poi precisato i confini dei 15 Municipi, definendone i rispettivi territori[3].
Nel 2016 si è registrata una spesa corrente di Roma Capitale per abitante di 1.460 euro di cui 991 euro è stata destinata in particolare per l’acquisto di beni e servizi. Una piccola quota, pari a 79 euro in media per abitante è stata assegnata ai municipi per la gestione dei servizi, con l’importo più alto nel municipio XIII con 107 euro procapite e con un importo più basso nel terzo e quarto municipio con soltanto 64 euro procapite. La disomogeneità finanziaria territoriale va quindi analizzata in maniera approfondita al fine di correggere eventuali distorsioni nell’allocazione delle risorse finanziarie sul territorio nel rispetto dell’autonomia amministrativa finanziaria e gestionale di cui godono i municipi e soprattutto nel rispetto del piano di rientro (articolo 16 legge 2 maggio 2014, n. 68).  Continua a leggere

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I Trasporti e il Diritto alla Mobilità nel Lazio

La seconda missione di gran lunga più rilevante, dopo quella della sanità, che assorbe una consistente fetta del bilancio della Regione Lazio è quella dei Trasporti e Diritto alla Mobilità, con un finanziamento di circa 1 miliardo di euro (in termini di impegni di spesa) come è stato certificato nel rendiconto 2016. In termini di pagamenti totali l’importo registrato nel 2017 è di poco più di un miliardo.
La forte dilatazione tra la gestione della competenza e della cassa e la conseguente formazione dei residui passivi (spese impegnate ma non pagate) ha rappresentato una forte criticità contabile non permettendo un monitoraggio efficace della spesa regionale. Con la nuova armonizzazione contabile[1] viene monitorato l’incremento dei residui attraverso un indicatore che considera la capacità di formazione dei residui.
Il valore teorico zero sta ad indicare il completo pagamento degli impegni entro la fine del periodo e quindi l’assenza dei residui di competenza tanto più l’indicatore si avvicina all’unità tanto meno l’ente dimostra di saper condurre in termini tempestivi ed efficaci la propria gestione di cassa ritardando il pagamento delle spese e segnalando difficoltà a raggiungere gli obiettivi inseriti nel bilancio di previsione[2]. Continua a leggere

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Il debito della Regione Lazio e i suoi interessi

La Regione Lazio da anni è stata gestita senza avere una visione di crescita strutturale per il benessere dei suoi cittadini. Uno degli indicatori chiave che dimostra questo malessere è la composizione del debito cresciuta in maniera costante nel corso degli anni, ma in misura crescente a partire dal 2007 (+163% figura 1) quando cioè il “buco” sanitario è iniziato ad emergere in tutta la sua gravità[1]. Questa eredità, che ci costa milioni e milioni di euro di interessi passivi  è la chiave di lettura da cui si deve partire per un cambiamento serio nella gestione politica e amministrativa di questa Regione.

La Regione Lazio ha sottoscritto il Piano di Rientro dal debito del disavanzo sanitario in data 28 febbraio 2007. A luglio del 2008, sussistendone le condizioni previste dalla richiamata normativa, la Regione Lazio è stata commissariata in ambito sanitario. Persistendo un disavanzo di esercizio consolidato del servizio sanitario per la Regione Lazio, è prevista l’applicazione in automatico, e per tutta la durata del Piano di Rientro (Rendiconto 2016), delle aliquote massime di riferimento per l’IRAP (interamente collegata alla sanità) e l’addizionale IRPEF (collegata anche al ripiano in 30 anni dell’anticipazione statale da 10 miliardi ricevuta dal Lazio nel 2013 per pagare i vecchi debiti commerciali). CHE SIGNIFICA? CHE I CITTADINI LAZIALI CON IL PROPRIO REDDITO E LE IMPRESE LAZIALI CON IL PROPRIO FATTURATO PAGANO E PAGHERANNO IL DEBITO CONTRATTO.

Nella figura seguente è evidenziato lo stock del debito della Regione Lazio alla data del 31 dicembre 2016.

Fonte: elaborazione dati sui rendiconti della Regione Lazio, anni vari.

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Le risorse sanitarie 2017: FSR del Lazio e abbattimento liste di attesa

Nel Lazio, nel 2016, la spesa media pro capite per l’erogazione della spesa sanitaria riferita alla popolazione residente è stata di 1.652 euro. La spesa sanitaria principale nel Lazio è quella sostenuta per il personale sanitario di ruolo rappresentando uno dei maggiori aggregati di spesa sanitaria italiana in complesso.

La sanità della regione Lazio, è soggetta da diversi anni a una gestione commissariale a causa degli enormi deficit accumulati. Il disavanzo  continua ad incidere per circa 1/3 del disavanzo nazionale. Il Lazio è la regione che spende maggiormente per ospedali privati. L’autonomia di bilancio e il governo delle politiche sanitarie a livello di aziende sanitarie locali (Asl) e di aziende ospedaliere (Ao) ha creato divergenti situazioni finanziarie.  Continua a leggere

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Superare il cosiddetto “digital divide” degli over 60 con i Makers

Ormai viviamo a pieno nella “Quarta rivoluzione industriale” basata su internet, big data, intelligenza artificiale e robotica ma purtroppo non tutti i cittadini ne fanno parte.

Nel 2010 è nata l’Agenda digitale per l’Europa (DAE) ente istituito per aiutare i cittadini e le imprese europee ad ottenere il massimo dalle tecnologie digitali definite, 101 azioni per 7 aree prioritarie.

Una delle condizioni per perseguire quanto esposto è quella di attivare punti di accesso Wi-Fi gratuiti negli spazi pubblici   (uno schema di sostegno per le autorità pubbliche per offrire l’accesso Wi-Fi gratuito ai cittadini).

Nel Rapporto sullo stato di avanzamento digitale in Europa, l’Italia ha presentato bassi livelli di competenza del digitale degli utenti, da questi risultati nasce nel 2015 la strategia per la crescita digitale.

Le Piattaforme abilitanti (50 miliardi di EURO tra fondi pubblici e privati) sono state: Anagrafe Popolazione Residente, Pagamenti elettronici, Fatturazione elettronicaPAOpen Data, Sanità digitale, Scuola Digitale, Giustizia Digitale, Turismo Digitale, Agricoltura Digitale. Continua a leggere

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Il debito pubblico ereditato e una regola impopolare da rispettare

“L’art. 16 del Fiscal Compact (o Patto intergovernativo di bilancio europeo) stabilisce che entro cinque anni dalla sua entrata in vigore (ovvero entro il 1° gennaio 2018), sulla base di una valutazione della sua attuazione, i 25 Paesi Europei firmatari – tra cui l’Italia – siano tenuti a fare i passi necessari per incorporarne le norme nella cornice giuridica dei Trattati Europei”.

Come superiamo il patto intergovernativo se nessuno parla dei suoi effetti? Se l’Italia, per ridurre il debito pubblico, nella prossima legge di bilancio statale per il triennio 2018-2020 dovesse prevedere una contrazione della spesa pubblica di più di 50 miliardi (quasi il 7% delle uscite) quali effetti sociali potrebbe provocare una tale manovra restrittiva? Ormai l’attenzione della Commissione Europea si è focalizzata sul tema del rispetto della regola del debito, che prevede un graduale e costante avvicinamento verso il livello del 60% del Pil, obiettivo eventualmente da raggiungere secondo la Commissione, insieme a quello del pareggio strutturale di bilancio, anche reintroducendo la tassazione sulla prima casa.

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Opere a scomputo: CERCASI risorse finanziarie per Roma Capitale

Le opere di urbanizzazione sono necessarie a rendere una porzione di territorio idonea ad essere effettivamente utilizzata con le destinanzioni stabilite dagli strumenti urbanistici vigenti. Un privato che chiede al Comune il permesso a costruire per una iniziativa edificatoria può realizzare le corrispondenti opere di urbanizzazione a scomputo degli oneri dovuti.

La mancanza di opere di urbanizzazione da parte di imprese che, usufruendo del vantaggio costituito dal mancato versamento degli oneri concessori, non danno seguito ai loro impegni comporta un grave danno economico per l’amministrazione capitolina e gravi disagi per la cittadinanza romana.

Le opere di urbanizzazione si suddividono in:

  • primarie
  • secondarie
  • extrastandard cioè opere private di interesse pubblico (ovvero in misura superiore a quella tabellare)

Nello schema seguente sono evidenziate le tipologie di opere di urbanizzazione primarie e secondarie.


Fonte: IFEL Istituto per la finanza e l’economia locale

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Fondi ordinari per il reddito di cittadinanza

Rendere Roma Capitale autonoma nella gestione delle fragilità è una priorità assoluta.

Il M5S ha presentato a livello parlamentare una proposta di legge sul reddito di cittadinanza“. Nel Comune di Roma si sta lavorando per attivarlo con fondi ordinari.

Il Governo ha varato il reddito di inclusione, ma i Comuni devono trovarsi risorse proprie per attivare i servizi.

A Roma nel frattempo nel bilancio di previsione 2017-2019 di Roma Capitale per l’anno 2017 sono stati destinati 22 milioni di euro per trasferimenti a sostegno delle famiglie: di cui in capo al dipartimento politiche sociali 7 milioni di euro mentre i restanti 15 milioni di euro (di cui 9 milioni di euro sono fondi ordinari di Roma Capitale) sono stati assegnati ai municipi per assistere, con contributo economico sottoforma di sostegno di risorse finanziarie, le famiglie che rispettavano determinati requisiti. Il dipartimento politiche sociali quindi gestisce in autonomia 7 milioni di euro di fondi vincolati ovvero fondi che derivano da altri enti pubblici (Ministeri, Regione per progetti specifici ecc. uno di questo è ad esempio il SIA di competenza ministeriale) che se non vengono accertati in tempo nel corso dell’anno, in quanto non resi tempestivamente disponibili da vari enti finanziatori, non è possibile procedere al relativo impegno. Ad esempio ad agosto 2017 sono stati impegnati dal dipartimento politiche sociali per sostegno alle famiglie soltanto 540 mila euro dei 7 milioni di euro previsti. Continua a leggere

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